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Le asana: la salute del corpo per il risveglio della coscienza

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Le asana: la salute del corpo per il risveglio della coscienza

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Le asana: la salute del corpo per il risveglio della coscienza

La pratica delle Asana è la tecnica yogica più conosciuta in Occidente. Le Asana sono le posizioni dello yoga, gli esercizi fisici che preparano alla meditazione che porta al risveglio della consapevolezza. 


Redazione Le Vie del Dharma

La pratica delle asana è la tecnica yogica più conosciuta in Occidente. Per molti praticarle è stata la prima esperienza con questa disciplina e di certo vi saranno familiari anche se non avete mai fatto yoga in vita vostra.

Le asana sono le posizioni dello yoga, gli esercizi fisici (ma non solo!) che preparano alla meditazione e che molto spesso costituiscono il primo passo di quello che è un percorso di crescita, che porta al risveglio della consapevolezza e del proprio pieno potenziale.

Le asana hanno nomi in sanscrito, ma più spesso sono conosciute con il loro nome tradotto, che solitamente è memorabile e riconoscibile, perché si rifà al mondo della natura e dell’esperienza umana: nomi di animali, di fenomeni naturali, elementi del paesaggio e oggetti quotidiani, come l’albero, la barca, la montagna, il corvo ecc.

Le asana e il risveglio della coscienza

Se avete mai frequentato un corso di yoga, molto probabilmente dopo aver preso dimestichezza con la pratica delle posizioni l’insegnante vi avrà introdotto a quella del pranayama (il controllo del respiro) e della meditazione.
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Cosa rappresentano dunque le asana, le posizioni del corpo, nel percorso yogico? Le asana rafforzano il corpo fisico, lo mantengono in buona salute, lo rendono flessibile, centrato e pronto per concentrarsi sul potere del respiro, con il pranayama, e per la meditazione.

La pratica delle asana è un percorso graduale, di crescita. Da principio può sembrare un esercizio arduo, quando si è ancora principianti. Non tutti i nostri muscoli sono già ben allenati, le articolazioni forse ci fanno male, l’equilibrio vacilla e facciamo fatica a tenere a lungo la stessa posizione. Ma non è il caso di demordere: man mano che si procede con una pratica costante, le asana richiedono sempre meno sforzo, impariamo a padroneggiarle ed entriamo in uno stato di stabilità e comodità.

Le asana devono essere stabili e comode

Stabilità e comodità sono caratteristiche fondamentali della pratica delle asana. Per raggiungere questo stato è importante non solo padroneggiare l’esecuzione di un’asana, ma anche imparare ad ascoltare il proprio corpo. Comprendere i propri limiti, sapersi fermare al momento giusto e impegnarsi a fondo per progredire sono qualità molto importanti per chi pratica yoga.

Perciò non scoraggiatevi se incontrate delle difficoltà, se vi sembra troppo difficile eseguire i triangoli, mantenere la posizione della barca, o restare in equilibrio nell’albero: all’inizio può non essere facile per tutti!

Le asana vanno praticate tenendo presente e rispettando le proprie capacità, costituzione e stato psico-fisico: non è importante eseguire fin da subito l’asana in modo impeccabile, ma volgere intensamente la nostra intenzione a fare del nostro meglio, a utilizzare al meglio le nostre potenzialità. Accanirsi a voler raggiungere un modello di perfezione, così come sottovalutarsi e scoraggiarsi facilmente, sono atteggiamenti da dimenticare fuori dalla porta quando entriamo nella stanza in cui facciamo yoga.

Come raggiungere stabilità e comodità?

Praticare le asana rende forti e flessibili, ma non solo: insegna a osservare il proprio corpo, migliora la capacità di percepirne e riconoscere la posizione nello spazio (propriocezione), di localizzare il baricentro e stabilizzarlo. Tutto ciò rende il corpo più stabile, ben centrato, saldo a terra e proteso verso il cielo.

Per rendere comodo il nostro approccio alle posizioni, ci viene in aiuto un’altra caratteristica molto importante dell’esecuzione delle asana: l’allungamento. Dopo aver stabilizzato il baricentro e allineato bene il corpo, nell’esecuzione di un’asana il movimento parte infatti con un leggero allungamento della colonna vertebrale, che si tende verso l’alto come se un filo ci tirasse verso il cielo; la colonna si distende, portandoci dentro l’asana senza sforzo.

Quanto tempo devo dedicare a un’asana?

La durata di un’asana è scandita dal respiro. In molti corsi di yoga una posizione viene tenuta dal tempo di tre respiri profondi (per i principianti) a quello di cinque (ovvero circa un minuto), in alcuni casi ripetendola più volte. I tempi possono variare a seconda della tipologia di posizione e del livello del praticante. Quando il respiro, da profondo e controllato, si fa affannoso e si spezza, è il momento di uscire dalla posizione.

Alcuni stili di Hatha Yoga prevedono che si eseguano le asana una dopo l’altra, ma senza continuità tra una e l’altra, dedicando tempo e attenzione alla preparazione della posizione, alle istruzioni dell’insegnante, all’allineamento del corpo, all’estensione e al movimento.

Alcuni stili prevedono invece che le asana fluiscano una nell’altra con movimenti di raccordo sincronizzati con il respiro. Un esempio molto noto di questo tipo di “flusso” è il saluto al sole, una sequenza diffusa e praticata in tutte le scuole di yoga. La sincronizzazione di movimento fluido e respiro consapevole è detta vinyasa ed è caratteristica delle scuole di yoga chiamate, appunto, Vinyasa e Ashtanga Vinyasa Yoga.

Asana in sequenza: un flusso spontaneo verso la consapevolezza

Anche nel Kundalini Yoga la pratica delle asana è concepita in modo molto dinamico e creativo. Le posizioni sono inserite all’interno di sequenze dinamiche chiamate Kriya che, oltre alle asana, includono tutti gli elementi fondamentali dello yoga: mudra, esercizi di pranayama, il canto dei mantra, le focalizzazioni, ecc.

I benefici delle asana

Praticare le asana ha profondi benefici per il corpo, per la mente e per il nostro stato generale di salute. È per sua natura una forma di esercizio fisico, che rafforza o rilassa muscoli specifici, rende il corpo stabile e flessibile, migliora l’equilibrio, massaggia gli organi interni e stimola punti particolari che, di riflesso, agiscono sulle ghiandole e sulle varie funzioni dell’organismo.

Gli effetti terapeutici dello yoga sul corpo fisico sono stati studiati scientificamente fin dai primi decenni del ‘900 e lo studio prosegue tutt’oggi, con risultati molto interessanti.

Praticare le asana è in sé anche una forma di meditazione: acquieta i pensieri, migliora la concentrazione, influisce sul nostro stato emotivo, dà vigore alla mente oltre che al corpo. Le asana inoltre mettono in moto e dirigono il flusso del prana, l’energia sottile che scorre attraverso il sistema di nadi e di chakra. (Vuoi sapere di più sui chakra?)

Praticare le asana inoltre rende attenti all’ascolto del proprio corpo (e delle emozioni) e può diventare un prezioso strumento per comprendere il nostro stato di salute. Quando l’esecuzione diviene scomoda, o persino dolorosa, è il momento non solo di uscire dalla posizione, ma anche di fare tesoro delle informazioni che stiamo ricevendo sullo stato dei nostri muscoli, delle ossa, delle articolazioni e persino delle nostre emozioni.


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