Grande festa del Solstizio d’Estate
Nuova Saggezza
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Nel cuore dell’anno, quando il Sole raggiunge il punto più alto nel cielo, la luce trionfa sull’ombra. È il Solstizio d’Estate, momento in cui l’emisfero nord del nostro pianeta, Gaia, si inclina al massimo verso il Sole: il giorno più lungo, la notte più breve. Un respiro cosmico attraversa la Terra, l’uomo e la natura. Ogni cosa vive una pienezza ardente, un’espansione vitale che da millenni le popolazioni antiche onorano con riti, fuochi e danze.
Redazione Web Macro
3 giorni magici
Nei tre giorni tra il Solstizio d’Estate (21 giugno) e la Notte di San Giovanni (24 giugno) si manifesta un tempo sospeso, carico di significati simbolici e astronomici, che le antiche tradizioni consideravano un portale tra i mondi visibili e invisibili. È come se il tempo rallentasse, offrendo uno spazio per l’ascolto, l’introspezione e la connessione con la natura.
Popoli della luce: Celti, pagani e custodi della Terra
Prima ancora dell’arrivo del calendario cristiano, questo passaggio era vissuto come un momento sacro. I Celti lo chiamavano Alban Hefin, il "punto più luminoso dell’anno". I popoli del Nord accendevano fuochi sacri sulle colline per celebrare la forza del Sole e garantire fertilità ai campi e protezione alle comunità. Si intrecciavano corone di fiori, si raccoglievano le erbe magiche (iperico, verbena, artemisia), si danzava nudi sotto la luna piena per invocare abbondanza, amore e guarigione.
Notte di San Giovanni: il velo tra i mondi si assottiglia
Il cristianesimo trasformò queste celebrazioni nella Notte di San Giovanni (23-24 giugno), mantenendo però un filo di continuità con le usanze della popolazione e i suoi simboli. Le celebrazioni con i fuochi rimasero, ma il fuoco divenne “benedetto” e le erbe raccolte durante il solstizio vennero consacrate al santo. Nonostante la sostituzione delle onorificenze cristiane, nella coscienza delle donne che le raccoglievano prima dell’alba, restava vivo l’eco dei rituali ancestrali.
In contrasto con la Natività cristiana (celebrata al solstizio d’inverno, quando la luce rinasce dal buio), la nascita di Giovanni Battista segna la massima espansione della luce che, da qui in poi, inizierà a calare: un equilibrio perfetto tra la ciclicità della natura e la spiritualità del tempo che scorre.
Secondo la tradizione popolare, nella notte tra il 23 e il 24 giugno, le erbe raccolte all’alba sono cariche di potere: si dice che la rugiada di San Giovanni le benedica, donando loro virtù curative e protettive. L’iperico, erba di San Giovanni, chiamato anche “scacciadiavoli” , era usato per allontanare le negatività, mentre la ruta proteggeva dalle malelingue e dagli spiriti oscuri.
Rituale del sole e della rugiada
- ✨ La sera del Solstizio, accendi una candela (meglio se dorata o arancione) e scrivi su un foglietto un'intenzione, un desiderio o qualcosa da lasciar andare.
- ✨ Se puoi, raccogli un mazzetto di erbe aromatiche (rosmarino, lavanda, iperico, salvia). Passalo delicatamente sopra la fiamma per “attivarlo”.
- ✨ La mattina del 24, bagnati il viso con rugiada o acqua fresca, come augurio di bellezza e rinascita, poi brucia il foglietto in sicurezza affidandolo al vento.
Il Rituale del Sole e della Rugiada per i tre giorni magici
21 giugno – Solstizio d’Estate (giorno del Sole)
Accensione e Intenzione
Accendi una candela dorata o arancione al tramonto.
Scrivi su un foglio una doppia intenzione:
– cosa vuoi accogliere nella tua vita
– cosa sei pronto a lasciare andare
Medita con le mani sul cuore, portando attenzione al respiro e alla luce che ti circonda.
22 giugno – Giorno delle Erbe
Attivazione e raccolta
Raccogli (se puoi) erbe aromatiche o spontanee: rosmarino, lavanda, salvia, iperico, artemisia.
Passale delicatamente sopra una fiamma o esponile per qualche ora al Sole, con gratitudine.
Prepara una piccola tisana o un mazzetto da tenere vicino al letto.
23 giugno – Notte di San Giovanni (vigilia magica)
Rugiada, fuoco e desiderio
Lascia una ciotola d’acqua o di erbe fresche all’aperto tutta la notte per raccogliere la rugiada.
Scrivi un desiderio o una paura da trasformare su un foglietto.
La mattina del 24, bagnati il viso con l’acqua rugiadosa e brucia il foglietto (in sicurezza), lasciando andare al vento ciò che non ti serve più.
Conclusione del rituale – L’armonia dei quattro elementi
Nel tuo gesto rituale, ogni elemento prende parte alla celebrazione:
Fuoco – La candela accesa al tramonto rappresenta la forza del Sole, la tua volontà, l’energia che trasforma.
Terra – Le erbe raccolte portano con sé la memoria antica della natura, i suoi cicli, le sue promesse di guarigione.
Acqua – La rugiada che bagna il viso all’alba è benedizione e rinascita, la carezza della Vita che si rinnova.
Aria – Il vento che accoglie il tuo foglietto bruciato porta via ciò che è maturo per andarsene, spargendo semi invisibili di nuova intenzione.
Così, in questi tre giorni sacri, la tua anima si riallinea con la danza della Terra e del Cosmo.
Non è solo un’antica usanza: è memoria viva che continua a vibrare in chi sceglie di ascoltare. Il Sole ha raggiunto il suo apice. Da qui, con gratitudine, si può solo fiorire.
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