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Pet Therapy: chi conta di più?

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Pet Therapy: chi conta di più?

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Pet Therapy: chi conta di più?
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E’ interessante leggere, nei vari post su facebook, come ciascuno abbia una visione diversa di quello che è il ruolo più importante all’interno dell’articolato campo degli interventi assistiti con gli animali. I più affermano che è l’equipe di professionisti che fa la differenza, chi dichiara che senza il coadiutore non si va da nessuna parte, chi semplicemente sottolinea che l’elemento di novità, fondamentale, è semplicemente l’animale. All’interno dell’equipe poi ci si confronta su chi abbia maggior valore, se il responsabile o il referente, senza dimenticare il veterinario che è figura essenziale in un settore dove protagonisti sono gli animali.


Alberto Dal Negro

E’ interessante leggere, nei vari post su facebook, come ciascuno abbia una visione diversa di quello che è il ruolo più importante all’interno dell’articolato campo degli interventi assistiti con gli animali.

Pet Therapy: cos'è e come funziona

 

I più affermano che è l’equipe di professionisti che fa la differenza, chi dichiara che senza il coadiutore non si va da nessuna parte, chi semplicemente sottolinea che l’elemento di novità, fondamentale, è semplicemente l’animale.

All’interno dell’equipe poi ci si confronta su chi abbia maggior valore, se il responsabile o il referente, senza dimenticare il veterinario che è figura essenziale in un settore dove protagonisti sono gli animali.

Chi ha ragione?

Va segnalato che le linee guida mischiano figure professionali (medico, psicologo, educatore, veterinario) con ruoli professionali (responsabile, referente, coadiutore) e forse, nel tempo, un po’ di chiarezza dovrà essere fatta, per chi opera negli IAA e per chi li richiede e ne fruisce.

Pet Therapy: come si svolge?

L'organizzazione

L’attenzione, a mio avviso, va però spostata – in primo luogo - ad un livello più alto: l’organizzazione. Tutto questo coacervo (in senso buono) di figure e profili, ha un senso solo se integrate in un’organizzazione che le sappia valorizzare e le sappia coordinare, in un’ottica tanto funzionale quanto sostenibile.

Molti si stupiscono quando tiro fuori questo termine: sostenibile. Ricordo che in questo momento storico, che forse molti di voi si saranno accorti non coincidere propriamente col boom economico, non ce n’è per nessuno, tanto che sull’intero territorio italiano tutti propongono ‘a nastro’ corsi di formazione sugli IAA secondo le linee guida per la possibilità di introitare danari laddove, per sviluppare progetti localmente non ci sono soldi e spesso chi li promuove si carica anche dell’onere di ricercare i fondi per la loro realizzazione (molto più semplice e redditizio, quindi, fare formazione).

I più fortunati sono finanziati da fondazioni particolarmente sensibili, anche se non parliamo mai di grosse cifre. Dopo un gran lavorio e un dispendio enorme di energie e risorse si è addivenuti a delle direttive un po’ confusionarie, per lo più impostate su macrosistemi organizzativi, dove l’attenzione è per lo più incentrata sui 'centri specializzati'…Ma quanti sono in Italia?

Giusto qualcuno e per di più collegato a importanti istituti sanitari, dimenticando che è il privato sociale che ha realizzato gli interventi più importanti fino ad oggi, sono associazioni e cooperative che – radicate capillarmente nei rispettivi territori – si affannano a rispondere ai bisogni della comunità in cui risiedono, animati da una sincera passione e attrezzandosi flessibilmente per andare incontro ai sempre diversi bisogni dei loro concittadini. E’ una realtà più terra terra, ma con una vocazione spesso pura, talora approssimata, ma che rappresenta il grosso delle realtà operative.

Un diamante grezzo da sgrezzare, non da guardare con sospetto e scartare. Realtà da modellare e valorizzare, non da appesantire e affondare. Ma il pubblico deve ancora maturare una visione che consenta di dialogare alla pari col privato, di comprenderne le difficoltà di sopravvivenza ma anche le sue immense potenzialità. Permane nel nostro Paese la visione di un pubblico che guarda dall’alto il privato, e lo guarda oltretutto sempre con diffidenza.

Un pubblico che non si è accorto minimamente che senza la forza trainante del privato non si va da nessuna parte. Un pubblico incastrato sui meandri burocratici e sulla necessità di mantenere il controllo, anziché profuso a svolgere un ruolo di coordinamento e propulsione di tante bellissime realtà.

Scusate lo sfogo, ma per diversi anni il mio lavoro è consistito nel partecipare a tavoli di lavoro comunale, provinciale e nazionale, fra pubblico e privato. Senza mai trovare spiragli di apertura significativi. Era un ‘must’, ma non ho mai letto intenzione di vero ascolto di quanto usciva dalle bocche dei rappresentanti del privato in questi incontri, a ameno che non portassero idee il cui merito ricadesse però sui partner pubblici. Parlo di vent’anni fa, ma la situazione non mi pare cambiata. Tutt’altro.

Ma l’attenzione sull’organizzazione è fondamentale, in un campo dove centinaia di nuovi operatori si affacciano nel settore degli IAA, per svolgere un servizio professionale molto delicato, nonostante il maggior numero di queste realtà si strutturi in ASD (associazioni sportivo dilettantistiche) il cui termine dilettantistico cozzi forse un po’ col servizio professionale che realizzano. Ma è comunque un ulteriore segnale che le risorse mancano e investire migliaia di euro in notai e commercialisti porta a delle scelte anche di questo tipo. Scelte sostenibili.

Pet Therapy: lavoro sostenibile?

La perfetta integrazione

In secondo luogo - tardi, ma ci arrivo – oltre all’importanza di strutturarsi in un’organizzazione, capace efficiente e riconoscibile sul territorio, c’è poi la qualità della relazione fra tutte le varie componenti dell’organizzazione, dove non c’è chi conta più e chi meno, non ci dev’essere competizione fra ruoli e figure ma ‘perfetta integrazione’, valorizzazione delle varie competenze e unicità di visione, in cui quello che conta è il benessere della persona cui sono indirizzati gli IAA parimenti al benessere degli animali coinvolti.

Unione, non separazione. Piacere di confrontarsi, non bisogno di affermarsi. Il focus sull’altro e non su me stesso. So che è un passo difficile, ma ti cambia la vita e il lavoro. Chi fa questo ‘mestiere’, e prima ancora chi vive con un animale ed ama profondamente il mondo animale, ha una sensibilità particolare. Che si affina sempre più nel tempo ed è in grado di spostare montagne.

Seguiamo questa direzione e scrolliamoci di dosso i condizionamenti dell’ego. Staremo meglio noi e i nostri animali. E tutti coloro che ci stanno intorno. E non ci sarà più bisogno di affermare "io sono il più importante", ma sarà il "noi abbiamo realizzato questo". E potremo dedicarci di cuore ai nostri sogni…

PET THERAPY: L'IMPORTANZA DELLA COOPERAZIONE

 

L'etica

Forse c’è anche un terzo elemento da tenere presente: l’etica. Non è forse l’etica che ti fa scegliere la direzione? Che ci guida verso un’azione o l’altra? Che conferisce luce a quanto facciamo? Se uniamo organizzazione con qualità di relazione con etica ci accorgiamo di come sia possibile dare vita a entità associative di grande valore.

Come hanno fatto alcuni veterinari con la rete “Armonie Animali” e come hanno fatto parimenti alcune realtà operanti negli IAA con la “Rete Etica IAA”, con le due reti che si integrano e che promuovono la gemmazione di nuove reti fra professionisti di diverse aree, sempre collegate al mondo animale. Nulla di stratosferico, per ora; si è solo aperta una finestra cui ciascuno può affacciarsi per avere una visione più ampia e profonda della realtà che ci circonda, in cui portare esperienze, valori, progettualità che consentano al nostro mondo di vivere in armonia ed equilibrio. Nulla di più.

Pet Therapy: il segreto del successo

Articolo scritto da Alberto dal Negro. Leggi tutti i suoi articoli!

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Alberto Dal Negro
Alberto Dal Negro, bolzanino, classe 1960, per oltre quindici anni ha diretto un centro studi impegnandosi in  progetti di educazione cooperativa... Leggi la biografia
Alberto Dal Negro, bolzanino, classe 1960, per oltre quindici anni ha diretto un centro studi impegnandosi in  progetti di educazione cooperativa e nella realizzazione di percorsi formativi per persone con problemi di inclusione lavorativa e sociale.Con una curiosità viscerale nel campo della crescita interiore e profondamente convinto della... Leggi la biografia

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