Le proteine secondo santa Ildegarda di Bingen
Cure Alternative

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Oggigiorno l’assunzione di grandi quantità di proteine nell’alimentazione quotidiana è diventata un must che tutti più o meno cercano di conseguire. Ma quali cibi ci consiglia in tal senso la saggia medicina monastica nella sua visione olistica che oltre al corpo considera anche la mente e lo spirito? Vediamo cosa suggerisce la badessa di Bingen con mille anni di anticipo e all’insaputa dei vari micro- e macronutrienti che saranno scoperti solo secoli dopo.
Valerio Pignatta
La necessità di proteine vegetali
Senza arrivare a parlare di alimentazione vegetariana, tuttavia la nota monaca benedettina, poi santificata, Ildegarda di Bingen (1098-1179) consigliava vivamente il consumo di proteine vegetali tra cui cereali, legumi e semi oleaginosi come mandorle, noci e nocciole. Questi sono infatti gli alimenti maggiormente utilizzati dal nostro meccanismo biologico, che oltre alle proteine forniscono anche molti nutrienti essenziali come minerali, antiossidanti e acidi grassi essenziali. Oggi sappiamo anche che le proteine vegetali producono la metà delle putrefazioni rispetto alle proteine animali, rispettando perfettamente l’equilibrio acido-basico così come il nostro ecosistema intestinale, responsabile della sintesi delle vitamine e dell’efficacia del sistema immunitario. Intuitivamente, la badessa di Bingen abbracciò e diede suggerimenti nutrizionali poi confermati dalla ricerca scientifica attuale.
Il farro
Tuttavia, secondo santa Ildegarda, l’alimento nutrizionalmente più importante in assoluto è il farro, che in effetti è uno dei primi cereali conosciuti dall’essere umano dato che le origini di questo lontano antenato del grano possono essere fatte risalire a più di 10.000 anni fa. Secondo Ildegarda, il farro è il cereale più facilmente digeribile di tutti e la dietetica odierna gli riconosce le seguenti virtù:
- è un cereale che si distingue dal grano per la sua rusticità e per la sua resistenza al freddo e alle malattie; infatti non va soggetto a deterioramento e ciò garantisce un raccolto costante, anche in condizioni estreme e in terreni poco profondi;
- ha un indice glicemico relativamente basso (40 al posto di 45-50 per il grano e 50-70 per il riso), e in tal modo contribuisce a regolare e normalizzare il tasso di zucchero nel sangue;
- ha un rivestimento molto resistente, chiamato glumella o glumetta, mediante il quale il chicco viene protetto dagli agenti nocivi e inquinanti presenti nell’ambiente;
- ha un contenuto proteico che va dal 10 al 18% a seconda dell’area in cui viene coltivato (sole, clima, esposizione alla luce solare) e che gli consente di soddisfare la richiesta del fabbisogno giornaliero;
- possiede un’alta concentrazione di minerali, in particolare calcio, magnesio, fosforo e potassio, ma anche di oligoelementi (ferro, silicio ecc.).
- contiene otto amminoacidi essenziali (lisina, fenilalanina, triptofano, leucina, isoleucina, valina, acido aspartico, acido glutammico), indispensabili al rinnovamento delle cellule del corpo.
L’equilibrio tra macronutrienti
Come conferma l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), un adulto ha bisogno di circa 0,8 g di proteine per kg di peso corporeo. Non andrebbe tuttavia dimenticato che un’alimentazione equilibrata deve fornire all’organismo circa il 65% di carboidrati, il 25% di grassi e soltanto il 10% di proteine. Se sono vegetali, come diceva Ildegarda, tanto meglio.
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