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Pet Therapy: il segreto del successo

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Pet Therapy: il segreto del successo
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Che cosa determina il successo o meno durante la terapia con un animale? In che modo possiamo rendere davvero efficace la Pet Therapy? Alberto dal Negro, appassionato operatore di Pet Therapy ci spiega qual è il segreto del successo che si cela dietro la terapia con l'intervento di un animale.


Alberto Dal Negro

Tutti propongono tecniche, metodi, strumenti di lavoro…Li registrano, ci mettono il marchio, li vendono…

Mmmhhh. C’è qualcosa che non va.

Stiamo parlando di un’attività che svolgiamo insieme ad un animale o di altro?

Magari di un animale (un cane, un gatto) che vive insieme a noi, che ci accompagna in ogni momento della vita e che riempiamo di amore e di attenzioni? Io penso di sì.

Almeno così è per me e per tutte le persone che conosco e che condividono con me quest’attività.

Bene. Partiamo da questo assunto.

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Nel mio caso (e può essere benissimo che ci siano casi diversi dal mio), io vivo con tre cani: qualcuno dorme sul letto, qualcun altro no; tutti e tre convivono quasi sempre in armonia anche se ogni tanto qualche battibecco non è escluso; c’è chi abbaia di più, chi di meno; si passeggia tutti insieme per strada, ciascuno mangia nella propria ciotola (anche se alla fine una leccata nella ciotola del vicino è d’obbligo!); ciascuno ha insomma le proprie abitudini e ha la propria personalità.

Tutto il mio impegno è nel costruire con ciascuno di loro una bella e forte intesa, guadagnarmi la loro fiducia, sostenerli quando sono in difficoltà, cercare di comprendere i loro bisogni, parimenti far comprendere loro i bisogni miei e della famiglia, rispettare i loro tempi. Se riesco a fare tutto questo (che è quanto dovrei cercare di fare con mio figlio) nel tempo la nostra intesa si rinforza fino a che diventiamo un tutt’uno. Ci si guarda e ci si comprende al volo, e non c’è bisogno d’altro. Il mio cane sa che io ci sono e che gli sto vicino, e non ha bisogno di molto altro. Punto.

Quando nella nostra relazione si inserisce una terza persona, più o meno abile, dobbiamo integrare nella nostra relazione quest’ultima. Comportandoci in maniera coordinata, ma muovendoci nei suoi confronti come ci siamo mossi precedentemente l’un l’altro.

Pet Therapy: il rapporto animale paziente

Se è la relazione che si instaura fra una persona e un animale a far la differenza, a ‘muovere’ mondi interiori ed emozioni bloccate, non c’è bisogno di molto altro.

Se è quella delectatio (descritta molto bene nel libro “Tenersi per zampa fino alla fine” - Cattinelli-Muggia, Ed. Amrita 2014 -), quel piacere di stare insieme liberi dalla mente raziocinante a far la differenza, di quali sofisticate tecniche stiamo parlando? Non sono invece ‘semplici tecnologie interiori’, che già mettiamo (o dovremmo mettere) in pratica nella vita quotidiana nella costruzione di una relazione positiva con il figlio, il coniuge, la suocera, il vicino di casa…?

Partiamo da qui. E dove vogliamo arrivare? Quali obiettivi ci imponiamo di raggiungere con il nostro agire, in un intervento assistito con il nostro animale come frutto di un’interazione spontanea, naturale, autentica (quindi ‘non forzata’), se non che la persona metta in atto quei comportamenti che solitamente evita o fatica ad attuare, attingendo a quelle risorse che ha già dentro sé? Non è tutto qui?

Ma dimenticavo una cosa importante: non ho ancora parlato del ’segreto’. Del segreto che caratterizza questi interventi (e non solo questi…). Ma non ve lo dico subito. Ve lo illustro riportandovi quanto mi ha raccontato tanto tempo fa una mia cara amica, mamma di un ragazzo diversamente abile.

Esempi di terapia efficace

Mio figlio è venuto al mondo circa vent’anni fa: di per sé lui stava bene così e si accettava. Crescendo, noi abbiamo intrapreso tutta una serie di attività che in qualche modo lo hanno limitato; io ho fatto delle terapie con lui per un anno - tre volte al giorno sette giorni su sette - e ho cercato di normalizzarlo, qualunque cosa si intenda per normalizzare; io, in qualche modo, ho trasmesso a mio figlio, anche se in modo indiretto, che così com’era non andava bene e che io da lui mi aspettavo di più, volevo di più.

Ad un certo momento, mi ricordo perfettamente era una notte di luglio, mi sono svegliata e ho pensato “come può sentirsi questo ragazzo? Come sta davvero?”, e ho cercato di mettermi nei suoi panni … e questo ha comportato il fatto che finalmente sono diventata consapevole che con tutti gli impegni cui lo sottoponevo gli trasmettevo la sensazione di non corrispondere alle mie aspettative, di non essere perfettamente a posto così com’era. Già di per sé questo è brutto, ma è ancora peggio se è tua mamma che ti trasmette questa sensazione!

Dopo quel venerdì di luglio ho deciso di interrompere ogni terapia. E, improvvisamente, mio figlio ha iniziato a cambiare.

Quando avevo addirittura dimenticato di guardare se facesse dei progressi o meno, lui ha iniziato a tirar fuori il meglio di sé. Tutti i nostri amici e conoscenti hanno incominciato a dirmi: “Come sta bene! Che bei progressi che sta facendo!”, cosa che per me non era assolutamente più di rilievo, perché per me lui era a posto esattamente così com’era…

Io sono cambiata e lui è cambiato. Ognuno ha il diritto di essere esattamente così com’è!

Abbiamo quindi scelto di proseguire solo con interventi che coinvolgessero animali, nel suo caso con progetti di rieducazione equestre. Perché? Perché il cavallo non giudica: chiunque si avvicini al cavallo viene accettato così com’è. E questo ci fa stare semplicemente bene. E’ insomma un ottimo punto di partenza…

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E a volte basta solo questo per consentire a tutto il potenziale della persona di uscire fuori ed esprimersi al meglio. Certo, non succede un miracolo, ma non sottovalutiamo mai le risorse dell’individuo, nel momento in cui lo liberiamo da condizionamenti o, semplicemente, dalle nostre aspettative. Nell’incontro con un animale può succedere di tutto: si parte da un piano sottile per arrivare poi a effetti sul piano fisico e comportamentale.

 

Ecco svelato il segreto: non avere alcuna aspettativa. Nel preciso istante in cui noi ci creiamo delle aspettative blocchiamo qualcosa; creiamo un movimento, una sorta di forza contraria, che ostacola un cambiamento positivo in quella data situazione. Ma la nostra mente concettuale è pronta a privarsi di aspettative? Privarsi totalmente? Non siamo molto allenati a questo…

Ma quando facciamo quel ‘clic’, e finalmente ci riusciamo, può davvero succedere di tutto. E iniziamo ad assistere a cambiamenti davvero eclatanti.

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Alberto Dal Negro
Alberto Dal Negro, bolzanino, classe 1960, per oltre quindici anni ha diretto un centro studi impegnandosi in  progetti di educazione cooperativa... Leggi la biografia
Alberto Dal Negro, bolzanino, classe 1960, per oltre quindici anni ha diretto un centro studi impegnandosi in  progetti di educazione cooperativa e nella realizzazione di percorsi formativi per persone con problemi di inclusione lavorativa e sociale.Con una curiosità viscerale nel campo della crescita interiore e profondamente convinto della... Leggi la biografia

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