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Diabete e frutta. I diabetici possono mangiarla? Quanta?

Alimentazione e Diete

Diabete e frutta. I diabetici possono mangiarla? Quanta?

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Diabete e frutta. I diabetici possono mangiarla? Quanta?
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Ma davvero i diabetici non possono mangiare la frutta? Fino a qualche anno fa si riteneva fosse meglio evitarla, limitandola al massimo a una mela acidula. Ma già nel 2013 uno studio ha dimostrato che frutta e diabete sono conciliabili, rispettando ovviamente qualche regolina.

 

 


Giuliana Lomazzi

Ma davvero i diabetici non possono mangiare la frutta?

Fino a qualche anno fa si riteneva fosse meglio evitarla, limitandola al massimo a una mela acidula. Ma già nel 2013 uno studio ha dimostrato che frutta e diabete possono conciliarsi, rispettando ovviamente qualche regolina.

Ben tornata, frutta!

Questo alimento gustoso e ricco di proprietà contiene come noto zuccheri semplici, che possono influire sulla glicemia.

Per questo motivo si riteneva che frutta e diabete non potessero andare d'accordo. Finché non è stato pubblicato, su Nutrition Journal, il primo studio dedicato alla questione.

I ricercatori hanno scelto 63 diabetici di tipo 2, li hanno divisi in 2 gruppi e ne hanno valutato in particolare tre parametri: circonferenza del girovita, peso corporeo ed emoglobina glicata (quest'ultima, che misura l'andamento medio della glicemia su un periodo di 2-3 mesi, si rivela più precisa rispetto al test della glicemia, influenzato da vari fattori).

I gruppi hanno seguito 12 settimane di restrizione calorica, durante la quale hanno evitato o diminuito fortemente succhi di frutta, frutta secca (uvetta, fichi ecc.) e in scatola. La differenza tra i due stava nel quantitativo di frutta fresca giornaliera: il primo gruppo ne ha consumata all'incirca 300 g, il secondo più o meno 130 g.

Alla fine sono stati nuovamente valutati i parametri iniziali. I partecipanti erano calati tutti di peso e mostravano livelli di glicemia paragonabili. Ma il girovita e il peso corporeo erano diminuiti di più nel primo gruppo, facendo concludere agli studiosi che è sbagliato ridurre questo alimento nei diabetici di tipo 2.

Di fatto, accanto agli zuccheri semplici, che forniscono una valida carica energetica, ci sono altri nutrienti che li compensano: le fibre, prima di tutto, che moderano l'assorbimento del glucosio. Se questo spiega il motivo per cui questo cibo è sdoganato, prima di metterlo in tavola occorre fare dei distinguo.

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Frutta sotto osservazione

Quando si parla di frutta per i diabetici, si intende quella fresca. Continuano a essere esclusi i prodotti in scatola (pesche sciroppate e simili) e i canditi che, come noto, sono realizzati con un notevole quantitativo di zucchero.

Richiede molta moderazione il consumo di frutta particolarmente zuccherina, come cachi e fichi, e di frutta secca. Altrettanta attenzione va prestata ai succhi, ritenuti sani per antonomasia in quanto derivati da un prodotto naturale.

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Focus sui succhi di frutta 

Ormai da anni gli studiosi mettono in guardia contro un loro consumo disattento. Un ampio studio di lunga durata, pubblicato nel 2008 su Diabetes Care, ha concluso che il rischio di ammalarsi di diabete 2 aumentava del 18% con un succo al giorno, mentre si riduceva altrettanto mangiando tre porzioni di frutta fresca al dì. In seguito, varie ricerche hanno indicato i succhi di frutta come un fattore predisponente al diabete 2.

Secondo alcuni scienziati, i succhi sarebbero addirittura paragonabili alle bevande zuccherate quanto a rischio di contrarre la malattia. Come mai? Intanto, il motivo principale è dovuto alla carenza di fibre e alla ricchezza di zuccheri, che portano a un rialzo del picco glicemico, aumentando con il tempo il rischio di insorgenza della malattia.

C'è poi una questione di quantità. Avete notato come si bevono facilmente i succhi? Vanno giù che è un piacere! Il fatto è che non danno sazietà per l'assenza di fibre. Se è praticamente impossibile mangiare 6 arance di fila, non è affatto difficile berne la spremuta, facendo il pieno di fruttosio e facilitando il sovrappeso e il rialzo della glicemia.

Ben diverso sarebbe mangiarsi l'arancia, magari con un pochino di albedo (la pellicina bianca che ricopre gli spicchi di tutti gli agrumi), la cui componente principale è la pectina, fibra solubile preziosa per i diabetici di tipo 2 perché mantiene stabile la glicemia.

Per inciso, nutre la flora intestinale, previene diarrea e stitichezza, aiuta a mantenere basso il colesterolo e a prevenire le malattie cardiovascolari: da farci la firma!

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Quale e quanta frutta

Mele, pere, lamponi, susine, fragole, pesche, kiwi, albicocche… l'assortimento concesso al diabetico di tipo 2 è abbastanza ampio. Ma qualunque frutto si scelga, è importante considerare il carico glucidico e regolare di conseguenza la quantità. Più è alto, minore è la dose ammessa.

Per aiutarsi si può ricorrere a una tabella del carico glicemico (CG), che riguarda la quantità dei carboidrati, cioè il loro tenore in un alimento. È anche più importante dell'indice glicemico (IG, che indica la qualità dei carboidrati e ci dice quanto un alimento può alzare la glicemia). Lo dimostra il tipico esempio della carota bollita, il cui IG è 90, ma avendo appena 8 g di carboidrati ha un CG di 7,2 e può quindi essere mangiata senza timore di contraccolpi.

Al diabetico di tipo 2 sono concessi 15 g di zuccheri per porzione di frutta. Occorre dunque munirsi di una tabella che indichi il tenore zuccherino del frutto che si intende mangiare, stabilendo di conseguenza la dose. Qualche utile esempio si può trovare qui sotto.

 

FRUTTO PORZIONE CORRISPONDENTE A 15 G DI ZUCCHERI
Banane  60 g
Cachi  90 g
Cocomero/anguria  200 g

Fichi

 80 g
Fragole  200 g
Kiwi  100 g
Mele  110 g
Melone  180 g
Pere  100 g
Pesche  160 g
Pompelmo  180 g
Prugne  130 g
Uva  80 g

 

La tabella è a cura di Paolo Pigozzi, medico fitoterapeuta. Vedi http://www.vitaesalute.net/frutta-e-diabete-si-puo-fare/

 


 

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Giuliana Lomazzi
Giuliana Lomazzi è nata a Busto Arsizio (VA) e da qualche anno vive a Trieste. Laureata in Lingue e Letterature straniere moderne presso... Leggi la biografia
Giuliana Lomazzi è nata a Busto Arsizio (VA) e da qualche anno vive a Trieste. Laureata in Lingue e Letterature straniere moderne presso l'Università di Milano, dopo un'esperienza di insegnamento nelle scuole superiori, ha iniziato nel 1990 a lavorare nell'editoria, prima come traduttrice e poi come autrice e giornalista.I suoi interessi... Leggi la biografia

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