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La coscienza deriva dalla forza di gravità?!

Nuove Scienze

La coscienza deriva dalla forza di gravità?!

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La coscienza deriva dalla forza di gravità?!

Quando parliamo di "coscienza", di solito pensiamo automaticamente alla nostra coscienza individuale umana, in psicologia nota anche come ego. Ma così facendo ignoriamo che in natura esiste tutta una serie di altre forme di coscienza, tramite le quali spesso gruppi interi di organismi vengono inglobati in un tutto superiore. Proprio al giorno d'oggi queste strutture superiori di coscienza sono estremamente importanti anche per noi esseri umani. Per evitare malintesi fin dall'inizio, diciamo che per Grazyna Fosar e Franz Bludorf , gli autori del libro Ipercoscienza il concetto di "coscienza di gruppo" non ha niente a che fare con il gregarismo (1) umano o con i tentativi di livellare gli uomini per mezzo di ideologie. Le "formiche blu" nella Cina della rivoluzione culturale erano, come modelli analoghi in altri regimi totalitari, solo delle aberrazioni perverse che hanno posto la coscienza umana di gruppo al servizio di un regime dittatoriale. Negli animali le cose stanno in un modo completamente diverso.

A cura di Elena Sanda Chira, curatore della collana di libri Scienza e Conoscenza


Redazione Web Macro

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In un formicaio o un alveare centinaia di migliaia di insetti cooperano ordinatamente mentre la centrale di comando è costituita dalla regina. È come in Internet, dove milioni di persone inseriscono informazioni in questa rete gigantesca, permettendo così ad altri di accedervi e senza esercitare nessun controllo sul come e quando questo avviene. La possibilità che individui diversi agiscano come gruppo, costituendo così qualcosa che è più della somma delle loro parti, non è però un'evoluzione verificatasi nell'era dei computer, bensì un'antichissima invenzione della natura. Se non ci fosse la coscienza di gruppo, non ci sarebbero neppure gli uomini, gli animali e le piante così come li conosciamo, ma solo degli esseri viventi monocellulari.

La coscienza cellulare

Come tutti sanno, la più piccola unità vivente — la cellula — è una forma di vita in grado di sopravvivere in modo del tutto individuale. Circa 3,5 miliardi di anni fa sulla Terra la vita è sorta per la prima volta sotto forma di organismi unicellulari di questo tipo, e la ritroviamo ancora oggi mille volte in ogni goccia d'acqua. Ben presto, nel corso dell'evoluzione della vita — circa un miliardo di anni fa —, gli organismi unicellulari cominciarono a riunirsi in gruppi, in un primo momento forse soprattutto per proteggersi a vicenda dalle minacce esterne. Ancora oggi esistono organismi primitivi, come le bizzarre spugne dei nostri mari che, in fin dei conti, rappresentano solo degli scheletri fibrosi bucherellati, i cui buchi sono abitati da esseri microscopici. Sono quindi, per così dire, degli enormi quartieri residenziali per organismi unicellulari ancora completamente indifferenziati e simili fra loro.

 Nel passo successivo verso il vero e proprio organismo pluricellulare, a un certo punto i singoli membri di questi gruppi hanno cominciato a distinguersi gli uni dagli altri e a specializzarsi, processo che si è rivelato decisamente utile per l'evoluzione. Si sono formati così i primi esseri viventi pluricellulari. Abbiamo allora uno specialista del trasporto di ossigeno e anidride carbonica — i globuli rossi — o cellule particolari che immagazzinano il calcio al proprio interno, dando così origine a un solido scheletro. Altre, a loro volta — le cellule nervose —, trasmettono impulsi elettrici e quindi informazioni. Altre ancora possono contrarsi e dilatarsi ritmicamente; formano i muscoli e consentono al corpo di muoversi. È solo grazie all'elevata specializzazione e nel contempo alla collaborazione armoniosa che il tutto — il corpo — può essere mantenuto in funzione per l'intera durata della sua vita. Il corpo non è un ingranaggio meccanico come si pensava fino al secolo scorso, ma una rete infinitamente complessa e sottile di interazioni fra i più vari tipi di cellule. Potremmo definire questa rete come una "coscienza di gruppo di primo livello". Se anche un solo elemento esce dall'organizzazione globale e cerca di arricchirsi a spese degli altri, la struttura si trova immediatamente in grave pericolo — si sviluppa un tumore.

L’evoluzione – una mutazione casuale?

Contrariamente a quanto afferma la teoria ufficiale odierna a proposito del modo in cui, nel corso di milioni di anni, le specie animali si sono evolute in direzioni diverse, è quasi inconcepibile che questo passaggio da organismo unicellulare a organismo macroscopico pluricellulare debba essere riconducibile unicamente a "mutazioni casuali". Com'è possibile che centinaia di migliaia di organismi cellulari fino a quel momento indipendenti si siano uniti per formare un corpo e per di più occuparsi di una complessa divisione del lavoro all'interno di questo corpo? Dev'essere stata all'opera una specie di coscienza di gruppo.

Non si tratta di speculazioni filosofiche, dato che oggi abbiamo ancora un esempio vivente del passaggio da un organismo unicellulare a uno pluricellulare. Per quanto incredibile possa sembrare, al giorno d'oggi esiste ancora una specie animale che vive a volte come organismo unicellulare e altre come organismo pluricellulare!

La super Dicty e la coscienza di gruppo

Si tratta dell'ameba Dictyostelium discoideum, affettuosamente soprannominata "Dicty" dagli scienziati. Questi esseri unicellulari vivono di solito negli strati superiori del terreno e si nutrono di batteri. Dato che i Dicty sono molto voraci, a un certo punto finiscono per divorare tutto quello che c'è nel loro habitat, lasciandolo completamente vuoto. A causa delle loro minuscole dimensioni, non hanno nessuna possibilità di andarsi a cercare nuovi pascoli: non riuscirebbero a raggiungerli prima di morire di fame.

Ed è a questo punto che si verifica qualcosa di mostruoso: più di 100.000 Dicty si aggregano formando un unico organismo della grandezza di un granello di sabbia che, visto al microscopio, assomiglia a una minuscola lumaca. Ora questa creatura può procedere strisciando alla velocità di un millimetro all'ora.

Ma non è ancora tutto.Nella breve esistenza di questo organismo le sue cellule sviluppano già delle specializzazioni. Ecco allora che il "super Dicty" è dotato di primitivi organi di senso, ed è quindi in grado di reagire alla luce e al calore. Alcune migliaia di Dicty, invece, si dirigono verso l'alto in una specie di rudimentale organo sessuale, dove passano a uno stato di spore inattive. Non appena la pioggia, il vento o un altro animale portano queste spore in una nuova zona ricca di nutrimento, le altre cellule del "super Dicty" muoiono. Ormai hanno fatto il loro dovere, dato che hanno permesso a una parte del loro clan di sopravvivere in un altro luogo. Vediamo qui che la coscienza di gruppo, paragonata agli individui che la compongono, crea delle strutture organizzative e coscienti superiori, consentendo al gruppo prestazioni e differenziazioni di cui il singolo individuo non sarebbe capace.

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 La gravitazione : la prima forma di coscienza?

Adesso, naturalmente, possiamo anche volgere lo sguardo all'indietro e riconoscere un'ulteriore struttura di coscienza di gruppo "di livello zero", che altro non è che la gravitazione. La forza di gravitazione, finora ritenuta unicamente fisica e quindi inanimata, crea nel cosmo delle strutture organizzative superiori, costringendo le componenti materiali ad attrarsi reciprocamente e a creare materia macroscopica. Senza gravitazione, nell'universo ci sarebbero solo particelle elementari finemente distribuite. Questo sarebbe sicuramente il più basso livello di coscienza in tutto l'universo, e molti esseri umani non lo considererebbero neppure tale, ma l'esempio ci mostra anche che la tendenza di molti scienziati a vedere gravitazione e coscienza come due facce della medaglia non è certo da buttare.

Una volta formatisi degli esseri pluricellulari stabili, il successivo passo evolutivo — la "coscienza di gruppo di secondo livello" — è consistito nel far sì che anche questi esseri, per esempio animali, forniti singolarmente di un corpo macroscopico, si riunissero in gruppi. Il principio è lo stesso, solo che viene realizzato sul piano immediatamente superiore. In un primo momento capita spesso che per coscienza animale di gruppo s'intendano solo gli istinti innati tipici di ogni specie, che inducono gli animali a comportarsi in modo più o meno simile. Ma in fin dei conti dietro questo concetto c'è molto di più: i veri istinti tendono a produrre degli stereotipi, si sviluppano secondo un programma prestabilito, senza badare al fatto che questo sia adeguato o meno alla situazione.

La coscienza di gruppo e il legame sociale

La vera coscienza di gruppo ha un notevole spirito di adattamento: permette a un gruppo di animali di reagire fulmineamente a ogni cambiamento prodottosi nell'ambiente. In questo modo alcune specie animali sono in grado di agire insieme in maniera coordinata e quindi ottenere risultati di cui il singolo animale non sarebbe capace. Oggi si conoscono molte specie che presentano una forma più o meno stretta di convivenza sociale, ma gli esempi più impressionanti sono senz'altro costituiti dagli insetti che vivono in società, come le api, le formiche o le termiti. Per questi animali il legame sociale non serve solo alla protezione reciproca e alla riproduzione, come avviene per molti mammiferi che vivono in gruppo, ma una simile popolazione di insetti forma un tutto, superiore ai singoli elementi da cui è composto.

L'anima di una popolazione di insetti è sempre costituita dalla regina (nelle termiti da una coppia reale). La regina non è solo l'unica in grado di riprodursi, ma rappresenta anche una specie di cervello, la centrale di comando di tutta la popolazione. Di solito la sua vita dura diversi anni, mentre la maggior parte degli altri individui muore già solo dopo poche settimane per via del duro lavoro. Anche qui troviamo un'analogia con le cellule del corpo: quasi tutte le aree corporee sottostanno a una costante demolizione e costruzione di cellule, soggette a una regolare usura per via dei vari compiti fisiologici che svolgono. Solo le cellule cerebrali sono longeve e in sostanza devono bastare per una vita intera, anche se, secondo le più recenti scoperte mediche, in determinate aree del cervello è possibile in misura limitata una ricostruzione della massa cerebrale.

Come una singola cellula corporea non è più in grado di vivere se viene rimossa dal nostro corpo mediante un campione di tessuto, anche una singola ape o formica non riesce a sopravvivere senza il suo popolo. Per questo a volte i biologi sistematici definiscono tutta la popolazione di insetti come un unico individuo le cui parti non solo sono in relazione fra loro, ma si muovono anche liberamente. È questo punto di vista che, in ultima analisi, ci porta al concetto di coscienza di gruppo.

Ormai da decenni per i biologi è un mistero come sia possibile che questi animali riescano a realizzare insieme costruzioni imponenti come gli alveari o i termitai. Per fare una cosa simile occorre escogitare un sistema di comunicazione tale per cui ogni elemento compia al proprio posto le operazioni giuste per realizzare la costruzione. Sappiamo quanto una cosa del genere riesca difficile a noi esseri umani. Quando, per esempio, cominciamo a costruire una galleria da due parti, è sempre necessario effettuare costanti controlli, per mezzo di misurazioni precise e comunicazioni telefoniche, affinché le due parti riescano a incontrarsi a metà strada. Ma le termiti come fanno? Non dispongono di un linguaggio, e neppure di cellulari o di moderni ricevitori satellitari GPS per eseguire misurazioni precise, e per di più sono cieche!

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Il nostro DNA è online!

Credete che un gruppo di alcune migliaia di esseri umani ciechi sarebbe in grado di edificare, cominciando da diverse parti, una grande costruzione che alla fine risulti un tutto armonico? Probabilmente sì — se gli uomini riuscissero a ricordarsi di qualcosa di cui anche loro dispongono e che gli animali utilizzano naturalmente da milioni di anni: la coscienza di gruppo. Se si segue la costruzione di un termitaio nelle sue singole fasi, si vedrà qualcosa di sorprendente. Questi insetti ciechi, infatti, cominciano a costruire in punti diversi e alla fine s'incontrano esattamente nel punto giusto, cosa che ai nostri ingegneri edili e architetti sarebbe possibile solo grazie all'impiego di una complessa tecnica.

A lungo si è creduto che in questo giocassero un ruolo importante delle sostanze odorose, i cosiddetti feromoni. In tutto il regno animale, dal più piccolo insetto al cane che marca il territorio, gli odori rappresentano un aspetto importante della comunicazione. Si supponeva, inoltre, che le api comunicassero tramite odori alle loro compagne dove trovare determinati fiori. Nello stesso tempo, con una specie di "danza", indicavano direzione e distanza. Anche le termiti si orientano in base agli odori? Il famoso biologo inglese Rupert Sheldrake suggerisce che questa non sia una spiegazione sufficiente. Per lo scopritore di fama mondiale della teoria dei campi morfogenetici, che in fin dei conti è una definizione allargata della coscienza di gruppo, lo studio delle termiti è uno dei "sette esperimenti che cambieranno il mondo"."

Sheldrake cita, per esempio, delle osservazioni in cui nel bel mezzo di un "cantiere di termiti" è stata messa una lastra di vetro che non lasciava passare gli odori. Ciononostante la costruzione è stata completata regolarmente, i singoli lotti si sono incontrati perfettamente al punto giusto, solo che erano separati fra loro dalla lastra di vetro. Solo in apparenza si tratta di un miracolo, poiché emerge che per spiegare il fenomeno è sufficiente ricorrere alla coscienza di gruppoil campo morfogenetico, o, in base alle più recenti scoperte, l'ipercomunicazione sul piano del DNA. Tramite questo canale il progetto del termitaio può essere reso disponibile a ogni animale come il disegno di un architetto, cioè durante i lavori ogni animale che prende parte alla costruzione viene guidato in modo misterioso sulla via giusta.

Chi è l'istanza dirigente? La risposta è sorprendente. La regina del popolo delle termiti non è responsabile solo della riproduzione, dato che procrea in continuazione per lo stato, ma coordina anche le attività di tutta la popolazione, pur non prendendo mai parte alla costruzione. Da certi studi è emerso che la regina governa i suoi "sudditi" non solo attraverso segnali olfattivi, come si era creduto per lungo tempo. Infatti, anche se la si allontana dalla costruzione, i lavori procedono con immutata intensità. La comunicazione sembra aver luogo al di fuori dello spazio e del tempo, tramite il canale dell'ipercomunicazione. Ma se la regina viene uccisa, l'attività di tutta la popolazione di termiti si blocca di colpo, come se nessuno sapesse più che cosa deve fare. Il fatto che gli insetti siano presenti all'uccisione della loro regina e quindi possano essere venuti a conoscenza dell'accaduto tramite le normali percezioni sensoriali, è irrilevante.

Approfondimenti

Come vediamo chiaramente in questo esempio, nel corso della costruzione del termitaio gli insetti non svolgono solo in maniera stereotipata un programma rigidamente prestabilito a livello genetico, ma hanno bisogno anche di una complessa rete di comunicazioni che non si serva di nessun canale noto corrispondente ai nostri cinque sensi — hanno quindi bisogno di una coscienza di gruppo. Questa è l'unica spiegazione per questo strano processo, dato che solo l'ipercomunicazione sul piano del DNA si svolge con l'aiuto dei cunicoli spazio-temporali e quindi al di là del tempo e dello spazio.

Nota: 1. gregarismo: - tendenza innata in molte specie vegetali e animali, compreso l’uomo, a vivere in gruppo; istinto di alcuni animali, a vivere riuniti in greggi, in branchi, in sciami e simili, sia in forma permanente sia in forma temporanea; - Inclinazione naturale a un adattamento passivo in ogni campo o circostanza; il comportarsi da gregario; tendenza ad accettare passivamente la volontà degli altri; tendenza ad adattarsi passivamente alla volontà e all'iniziativa altrui o alle convenzioni dell'ambiente sociale; tendenza o facilità ad adattarsi senza resistenza alle imposizioni della vita sociale o a seguire passivamente le direttive impartite dall’alto, a sottomettersi acriticamente agli ordini di un capo. - come aggettivo, gregario: privo di iniziative, di autonomia; semplice, umile [dal latino gregarius, derivato di grex gregis «gregge»; «del gregge, che fa parte del gregge»].

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