Emozioni: sentire il linguaggio delle cellule
Nuove Scienze
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Siamo giunti in una nuova era della scienza. L’emergere di conoscenze sempre più raffinate sul funzionamento del sistema emotivo umano sta cambiando profondamente il modo in cui vediamo la salute e la malattia. Negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante in questo ambito che promette di essere uno dei più entusiasmanti della ricerca. Nuove tecniche basate su dispositivi di neuroimmaging hanno consentito, integrando un approccio neurofisiologico e neuropsicologico, di poter “guardare dentro” e poter così definire meglio i meccanismi di implementazione delle emozioni e il loro ruolo nell’ambito del funzionamento cellulare. Infatti come aveva compreso Darwin e poi hanno specificato sempre meglio ricercatori come Damasio (1995), LeDoux (1996) e Lipton (2007) le emozioni sono fatti fisici, reazioni a stimoli interni o esterni che guidano le nostre risposte e i nostri comportamenti - nel corpo e nel mondo - assai più che il nostro pensiero razionale.
Carmen Di Muro
L'organismo umano è, infatti, una vasta rete di informazioni, di sottosistemi comunicanti in cui i processi mentali, emozioni e i sistemi fisiologici e cellulari sono inestricabilmente intrecciati. Processo razionale e processo emotivo non rappresentano due alternative, due polarità irriducibili, ma sono fortemente connessi all’interno di una visione integrata del soggetto e di un approccio che vede il corpo come teatro della mente, e quindi un organismo, sempre impegnato per la propria sopravvivenza, tendente al mantenimento e alla ricerca costante di un ottimale equilibrio omeostatico.
Ogni soggetto prova continuamente emozioni e sentimenti in relazione a ogni “oggetto perturbatore”, interno o esterno incontrato, con il quale entra in relazione. Ciò nonostante, sentimenti ed emozioni non hanno sempre una manifestazione esteriormente percepibile, agendo al di sotto della consapevolezza cosciente. Ciò è dovuto al fatto che le connessioni neurali che corrono dalle aree emotive- sistema limbico - del cervello alle aree del pensiero – corteccia prefrontale - sono più numerose e forti rispetto a quelle che decorrono al contrario.
Questa profonda asimmetria spiega la potente influenza del sistema emotivo sul funzionamento cognitivo come l’attenzione, la memoria, la percezione, nonché i processi di pensiero e la conseguente attivazione dei meccanismi fisiologici del SNA. I processi emotivi bypassano quelli razionali, che vengono in seconda battuta.
Ciò spiega perché le emozioni sono così potenti nel determinare il malessere o il benessere.
Si è visto, infatti, che interazioni sbilanciate tra sistema emotivo e cognitivo possono portare ad effetti devastanti nei processi fisiologi dando luogo ad una chimica capace di confermare o disconfermare la vita. Per esempio diverse ricerche d’avanguardia mostrano sempre di più l’effetto nella generazione di diversi tipi di emozioni nella modulazione dei ritmi cardiaci. Questa associazione tra emozioni e schemi del ritmo cardiaco è stata osservata in studi condotti sia in laboratorio che in ambienti naturali e per emozioni sia spontanee che intenzionalmente generate (Tiller, McCraty & all. 1996). Ecco perché possiamo dire che le emozioni sono oggi riconosciute dalle neuroscienze come fattori fondamentali sia nella salute che nella malattia, in quanto queste divengono il traite d’union tra psiche e corpo. In esse risiedono quegli interruttori capaci di orchestrare l’ancora misterioso salto dalla psiche al soma o viceversa.
L’emozione è in sé cambiamento, lo contiene già nell’etimo del suo termine: cambiamento di frequenza d’onda che fino a quel momento ci aveva intonato. Sono forze, che trapuntano il nostro modo di aprirci al reale mostrandosi come indicazioni formali che ognuno, di volta in volta, utilizza per rinegoziare la relazione con l’altro. Pertanto un’emozione, seppur inconscia o impercettibile, può anche non essere avvertita nei termini di variazione di stati fisiologici, ma è comunque sottesa da un cambiamento della dinamica neurale.
Tra biologia e biografia
Il corpo diventa così il teatro della vita emotiva. Nella memoria del corpo tutto viene registrato, fin dai primi mesi di gestazione, ponendo le basi per l’espressione genica dell’essere in formazione. Dopo la nascita questo processo continua. Le esperienze precoci pongono le basi per lo sviluppo dell’architettura neuronale, in senso negativo o positivo; infatti l'attività fisiologica causata da situazioni e contesti molto positivi può condurre ad adattamenti epigenetici nelle strutture cerebrali, che a loro volta influiscono sulla capacità di sviluppare le competenze future.
Se ci sono dei pattern emotivi disordinati ed incoerenti, soprattutto nella prima infanzia, l’amigdala (centro chiave che coordina le risposte comportamentali, immunologiche, neuroendocrine dalle minacce ambientali) impara ad aspettarsi disarmonia e quindi ad accedere alla realtà utilizzando pattern emotivi centrati su emozioni basiche negative, le quali diventando più familiari, tracceranno il nostro modo di sentirci maggiormente stabili. E gli schemi fisiologici di fondo con cui il cervello e il corpo diventeranno familiari verranno creati e, sempre più, rafforzati attraverso l’esperienza.
Infatti, ogni esperienza emotiva è vissuta come fisica e viene tradotta in un codice somatico che resta nella memoria dei tessuti e delle cellule. Ogni emozione ha specifici pattern neurobiologici e dei correlati neurofunzionali osservabili, che si traducono in ondante di agenti biochimici, che fanno dialogare il sistema endocrino, nervoso e immunitario nel bene e nel male.
La nostra carne, quindi, parla di noi e ci racconta. Le nostre cellule contengono in sè le tracce indelebili di tutto ciò che abbiamo avuto modo di sperimentare e sentire nel nostro cuore.
Ciò significa la nostra storia di vita, istante per istante, si scrive nella biologia del nostro corpo, nelle molecole, nei tessuti e negli organi.
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