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Tachipirina® e Vigile Attesa: i rischi nascosti del paracetamolo secondo Stefano Montanari

Salute e Benessere Naturali

Tachipirina® e Vigile Attesa: i rischi nascosti del paracetamolo secondo Stefano Montanari

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Tachipirina® e Vigile Attesa: i rischi nascosti del paracetamolo secondo Stefano Montanari

Nel nostro tempo, l’uso sconsiderato e diffuso di farmaci come la Tachipirina® rappresenta un tema urgente e controverso. Stefano Montanari, noto ricercatore e autore, ci guida attraverso una riflessione critica che mette in discussione l’attuale cultura farmacologica, spesso dominata da interessi industriali e protocolli standardizzati.

Nel suo libro Tachipirina® Paracetamolo: Si o No, (scritto a quattro mani con sua moglie, la scienziata Antonietta Gatti) Montanari denuncia come l’abuso di questo farmaco, spesso somministrato sotto il mantra della “vigile attesa”, rischi di nascondere i segnali fondamentali che il corpo ci invia, compromettendo la salute soprattutto dei più vulnerabili, come i bambini. In questa intervista esclusiva, affrontiamo i rischi di una medicina “taglia unica” e l’importanza di una consapevolezza critica per diventare pazienti più informati e responsabili.

 


Ivano Barocci

Nel libro sostenete che molti assumono farmaci senza sapere cosa stanno facendo. Perché secondo voi manca ancora oggi una vera cultura della farmacologia tra i cittadini e tra i medici?

La farmacologia com’è intesa oggi altro non è se non la produzione e la vendita, non troppo raramente forzosa, di prodotti di sintesi di cui si ignora, non fosse altro che perché manca il tempo necessario per acquisire la conoscenza, dei loro effetti a medio e a lungo termine. Per condurre questo affare colossale e in rapidissima crescita occorre mettere in atto una strategia mirata molto minuziosa che prevede la santificazione dei prodotti industriali e la demonizzazione contemporanea di tutto quanto si conosce da secoli o anche da millenni sull’uso dei rimedi naturali. Il risultato è in parte sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere e in gran parte è reso invisibile a tutti, medici compresi.

“Tachipirina e vigile attesa” è diventato un mantra durante la pandemia. Cosa rappresenta per voi quella formula e quali rischi ha comportato secondo la vostra analisi?

Il paracetamolo è una molecola che ha effetti collaterali ben noti a chi conosce la farmacologia. In certe, poche, circostanze è un salvavita. In moltissime altre è il modo sbrigativo per nascondere i sintomi, cioè i segnali che il nostro corpo ci manda per avvertirci che qualcosa non va, e anche per sbarazzarsi del paziente fastidioso. Ovviamente, non è nascondendo il sintomo che si guarisce la malattia ma, anzi, la si aggrava perché si trascurano le cure appropriate del caso.

Nel testo fate un confronto molto critico tra medicina personalizzata e medicina “taglia unica”. Qual è il pericolo di affidarsi esclusivamente ai protocolli standardizzati?

Il protocollo è l’ammissione dell’incapacità del medico di affrontare la singola situazione o della sua non volontà di farlo. Il sistema nacque in USA per difendere in tribunale i medici accusati di aver danneggiato un paziente con le loro cure. Chi segue la burocrazia del protocollo è automaticamente assolto da accuse di imperizia o di negligenza. È così che, con quella che si chiama medicina difensiva, siamo diventati tutti copie conformi di uno stesso Homo sapiens ideale che esiste solo sulla carta. Temo che Ippocrate avrebbe sollevato qualche obiezione.

Scrivete che il paracetamolo può essere assunto anche solo “per prevenzione”, magari da un genitore premuroso. Cosa rischiamo quando banalizziamo l’uso di farmaci nei bambini?

Deve essere chiaro che il paracetamolo non svolge alcuna azione preventiva. Usato, per esempio, prima della vaccinazione che, per forza di cose, pretende un rialzo termico, è, e non di poco, controproducente perché quel rialzo termico non c’è. Occorre, inoltre, ricordare che l’aumento di temperatura è la prima e più importante reazione della difesa messa in atto dall’organismo. Eliminandola, facciamo un grande favore al patogeno. I bambini, poi, sono particolarmente vulnerabili ai veleni (in greco antico pharmacon significa proprio veleno), e sottoporli a certe aggressioni chimiche significa minarne la salute, condizione che può ripercuotersi al resto della vita.

Avete inserito (rispetto alla versione precedente del libro) nuove analisi al microscopio elettronico di diversi farmaci. Cosa avete trovato di significativo nelle formulazioni a base di paracetamolo che merita attenzione?

Senza che ormai ci si possa sorprendere, i farmaci a base di paracetamolo che abbiamo analizzato in questa occasione si sono rivelati tutti inquinati da micro- e nanoparticelle inorganiche. Come abbiamo dimostrato ormai da decenni e come abbiamo pubblicato sia in libri e articoli scientifici sia in libri e articoli divulgativi, le particelle inorganiche non biodegradabili sono tutte, indistintamente, possibili inneschi di malattie che possono anche essere molto gravi.

Qual è, secondo voi, il ruolo che ognuno di noi dovrebbe assumere di fronte a un’informazione medica ufficiale? Come si può essere pazienti più consapevoli?

Aldolf Hitler affermava che governare un popolo d’ignoranti è una pacchia. Per difendersi non esistono scorciatoie: occorre conoscenza. E la conoscenza si acquisisce informandosi, in altre parole, studiando, senza firmare cambiali in bianco, usando il troppo spesso dimenticato spirito critico e passando al setaccio davvero tutto, a partire da ciò che viene ripetuto all’infinito senza dimostrazione che non sia il mortificante “bisogna fidarsi della scienza” dove, quasi sempre, di scienza non c’è traccia. Ed è indispensabile diffidare di affermazioni che non siano state oggetto di confronto, cioè di uno dei pilastri della scienza vera.

 



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