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Il Naad Yoga: lo yoga del suono

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Il Naad Yoga: lo yoga del suono

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Il Naad Yoga: lo yoga del suono
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Il Naad Yoga è lo yoga del suono. La parola “naad” significa “risuonare, riverberare” e si riferisce quindi non tanto a un semplice suono, ma a un suono vibrante. In questo articolo capiremo che in cosa consiste il Naad Yoga, perché praticarlo, quali benefici porta e dove praticarlo.


Redazione Le Vie del Dharma

Articolo scritto dalla redazione sulla base delle conoscenze condivise da Siri Ram Kaur Khalsa nel video che potete trovare qui.

Il suono svolge un ruolo molto importante nello yoga: forse lo hai già provato di persona nella tua pratica dello yoga, per esempio recitando i mantra, della cui importanza abbiamo già parlato in un articolo dedicato ai principali mantra del Kundalini Yoga, ascoltando le vibrazioni di un gong o di una campana, ma anche semplicemente con l'ascolto consapevole del silenzio.

Il Naad Yoga è, appunto, lo yoga del suono. La parola “naad” significa “risuonare, riverberare” e si riferisce quindi non tanto a un semplice suono, ma a un suono vibrante; qualcuno infatti traduce naad anche come “corrente sonora”, a indicare qualcosa di diverso dalla semplice emissione del suono.

Nello yoga del suono vengono usati anche strumenti musicali, per esempio il gong, che produce delle esperienze di vibrazione sonora davvero potenti (per sapere di più sul potere curativo del gong, ti rimandiamo a questo articolo), ma la voce è il primo e forse il più importante strumento del Naad Yoga.

I mantra, il potere della vibrazione e la “voce meditativa”

Se pratichi o se hai praticato il Kundalini Yoga, avrai sentito spesso l’espressione “vibrare” un mantra. È un verbo differente da “cantare” o “recitare”: cosa significa veramente “vibrare un mantra”? Significa entrare in uno spazio di meditazione tale per cui la nostra voce quasi non appare più come nostra, ma emettiamo un suono di altra natura.

La voce che usiamo tutti i giorni, la nostra voce ordinaria e “inconsapevole” è influenzata da tanti fattori, prime fra tutti le emozioni. Un orecchio attento sa riconoscere facilmente vibrazioni diverse della voce e capire se una persona ha paura oppure è arrabbiata: la nostra voce cambia, cambia il suo tono, cambiano la tonalità e il volume, a volte trema. La nostra voce ordinaria dunque è molto legata alle nostre emozioni e, in qualche modo, alla nostra personalità.

La voce che invece riusciamo a produrre quando siamo in uno stato meditativo esce da questo regno delle emozioni e diventa qualcosa di più universale, qualcosa che ci permette di sperimentare uno spazio più vasto dentro di noi, meno legato alla nostra persona e alla nostra personalità, più vicino all'esperienza della meditazione.

Cosa succede di diverso quando emettiamo una voce “meditativa”? Nell’emissione della voce allo stato naturale, quotidiano, il suono è fondamentalmente prodotto da un soffio d’aria, il respiro, e dalle corde vocali, due “soffietti” mossi dai muscoli della gola. Aperte e chiuse, le corde vocali creano una differenza di tono e modulazione della voce. Si tratta dunque di un meccanismo che coinvolge aria, respiro e azione meccanica delle corde vocali.

Quando parliamo di spazio meditativo del suono, entrano invece in gioco anche altri tipi di energie, le energie sottili come quella di Nabi. Nabi è il punto dell’ombelico, un centro energetico molto importante nello yoga (forse conosci i centri energetici con il nome di chakra: qui puoi leggere di più sui 7 chakra principali) che non corrisponde perfettamente all’ombelico fisico, ma si trova tre dita sotto di esso e all’interno del corpo, verso la spina dorsale. Da questo centro energetico passano tutte le 72.000 nadi, le correnti dell’energia vitale (prana) che scorre in noi, ed è qui che ha origine l’impulso energetico che risveglia la kundalini. Questa energia, generata dall'incontro di Prana e Apana, è chiamata anche “fuoco bianco” ed è potentissima, come il vapore generato da una pentola a pressione: può trasformarsi in una zona esplosiva se non viene canalizzata nel modo giusto.

Quando utilizziamo le tecniche del Naad Yoga il filtro attraverso cui raffiniamo questa energia è il centro del cuore, o quarto chakra.

Dunque i tre punti fondamentali per l’emissione del suono meditativo sono:

  • nabi, il centro dell’ombelico - energia di fuco
  • il centro del cuore - energia di aria
  • il punto di emissione del suono, ovvero la bocca e anche tutti gli elementi che aiutano a creare i diversi suoni: le labbra, i denti, la lingua, la gola - energia di etere.

Questi tre centri si trovano lungo il percorso di quello che viene chiamato nello yoga il “canale centrale”. L’energia di fuoco di Nabhi permette di aumentare il livello di vibrazione del prana, mentre il centro del cuore filtra la carica esplosiva dell’energia del punto dell’ombelico e la conduce a esprimersi con una diversa grazia, una diversa modulazione e intensità, con più consapevolezza.

Quando sperimentiamo il cantare come un flusso di energia pranica che parte dal centro dell’ombelico possiamo avvertire chiaramente la natura del suono della nostra voce come qualcosa che appartiene ad una parte molto profonda di noi e si liberano molti blocchi interni, dandoci una profonda sensazione di benessere.

Esistono pratiche molto antiche che ci permettono di lavorare semplicemente ed efficacemente con il suono in senso meditativo; una di queste, legata alla tradizione del Gurbani Kirtan, si chiama AKAR ( significa fare “A” oppure anche “senza forma”) e consiste nell’emettere un suono consapevole e costante a partire dal punto dell’ombelico.

Imparando a usare la nostra voce meditativa, possiamo giungere a un momento in cui perdiamo la concezione di noi stessi come limitati, anche dal nostro corpo, e sperimentare una dimensione che è fuori dal tempo e persino dallo spazio, divenendo noi stessi l’energia che si esprime attraverso di noi, attraverso la nostra voce. È uno stato di meditazione profonda, nel quale osserviamo il suono che produciamo e lo contempliamo mentre diviene qualcosa “di più” di noi, qualcosa che va oltre il “noi stessi” che conosciamo. È un’esperienza molto interessante e molto profonda.

Come si pratica il Naad Yoga

La pratica del Naad Yoga ha modalità diverse e variegate, che dipendono principalmente dalla tradizione a cui si fa riferimento. Come abbiamo già visto, molti mantra della tradizione del Kundalini Yoga provengono dalle scritture Sikh e condividono molto con l’antica tradizione del Gurbani Kirtan, tanto complessa quanto affascinante.

Muovendosi all’interno della tradizione del Kundalini è quindi è abbastanza naturale e semplice seguire un percorso completo alla scoperta del Naad Yoga, che inizia dall’ascolto di noi stessi e degli altri, per poi acquisire consapevolezza della propria voce, fino ad arrivare a perfezionare l’ascolto dell’emissione del suono attraverso lo studio dei mantra, delle tecniche del jap (la ripetizione del mantra) e infine allo studio della Shabad Guru, uno dei gioielli della tradizione del suono, che coinvolge anche la parola, il significato della parola, il ritmo e la melodia.

L’ascolto profondo: Sunie

Un percorso di Naad Yoga non può che iniziare dall’ascolto e Sunie è proprio la parola in lingua gurmukhi che significa “ascolto profondo”, uno spazio di contemplazione in cui si giunge a un livello di grande attenzione e presenza.

Ascoltare è il primo passo per poter poi esprimersi attraverso la propria voce e il canto, ma non solo: anche per esprimersi come individui in modo consapevole. Normalmente infatti ci esprimiamo in modo inconsapevole, senza ascoltarci e questo porta conseguenze a volte anche divertenti.

Parliamo per farci sentire dagli altri, ma non siamo completamente coscienti dell’impatto delle nostre parole, né del fatto che il suono della nostra voce crei un’onda che influenza il nostro ambiente. Anche se ci limitiamo all’esperienza del canto, senza imparare ad ascoltare non possiamo imparare a vibrare una nota nella tonalità giusta: dobbiamo prima fare esperienza dell’ascolto di quella nota, ascoltando qualcuno che la intona fino a quando impariamo a vibrarla noi stessi.

Il primo passaggio verso qualsiasi forma di autoespressione, che sia il canto o che sia semplicemente la nostra manifestazione come esseri umani, passa attraverso l’ascolto profondo. Ascoltare profondamente significa stimolare la nostra percettività e sensibilità, renderci conto profondamente di cosa accade intorno a noi e contemporaneamente dentro di noi.

Yogi Bhajan ha parlato di una facoltà particolare che ha chiamato “il terzo orecchio”. Solitamente sentiamo parlare del terzo occhio, collegato alla nostra intuizione e alla capacità di vedere l’invisibile; bene, il terzo orecchio è legato alla capacità di udire l’inudibile, ovvero saper comprendere attraverso l’ascolto quello che è al di là di ciò che si manifesta.

Perché praticare il Naad Yoga?

Lo yoga, in tutte le sue tradizioni e manifestazioni, ha un grande potere trasformativo. Approfondire la conoscenza e la pratica del Naad Yoga può essere un percorso di consapevolezza e crescita molto efficace e tanti sono i benefici che può portare alla nostra vita. Quando impariamo a esprimere noi stessi attraverso la voce, impariamo infatti a esprimere noi stessi in generale; la capacità di ascoltarci ci permette di produrre un suono consapevole, cosciente, non casuale che è veramente e intimamente connesso con la nostra essenza.

La vibrazione è alla base di ogni espressione personale, perché ogni essere umano ha una vibrazione personale e diversa: a volte la possiamo avvertire, quando ci avviciniamo a qualcuno e sentiamo, prima ancora delle sue parole, la “vibrazione” che ci arriva da lui o lei.

Imparare a conoscere la nostra personale vibrazione ci consente di esprimere al meglio noi stessi e di farci comprendere per quello che realmente siamo, non per quello che appare di noi. Questo modulo sarà su tutto questo, attraverso il canto, attraverso esperienze.

Dove e come praticare il Naad Yoga

Per avvicinarti al Naad Yoga, lo yoga del suono, ti segnaliamo il corso di Siri Ram Kaur Khalsa, i cui primi due moduli sono dedicati proprio a Sunie, l’ascolto profondo, e a Naad, l’uso consapevole della voce. Il corso avrà inizio l’11 febbraio: scopri subito come poter partecipare. Insegnante di Kundalini Yoga di grande competenza, Siri Ram Kaur è un’esperta di Naad Yoga, che studia da oltre vent’anni, e proprio sulla sua presentazione di questa disciplina abbiamo basato questo articolo. Puoi vedere la serie di video completa in cui Siri Ram introduce il Naad Yoga sul canale Youtube di Le Vie del Dharma.


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