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Una crisi di vecchia data: la pandemia da SARS-CoV-2 e il capitalismo globale

Attualità e Cospirazione

Una crisi di vecchia data: la pandemia da SARS-CoV-2 e il capitalismo globale

Attualità e Cospirazione

Una crisi di vecchia data: la pandemia da SARS-CoV-2 e il capitalismo globale

Crisi, ultimo atto. C'è troppo debito nel mondo, ammonta a tre volte il PIL mondiale. Nel terzo trimestre del 2018 era arrivato a 244.000 miliardi di dollari. Nel 2019 ha toccato i 253.000 miliardi. Erano 173.000 nel 2008, anno della crisi anch'essa innescata dal debito: dai crediti inesigibili, dai debiti non pagati (https://www.money.it/debito-globale-massimi-storici-quanto-vale-oggi).


Sonia Savioli

Nel 2018, il mondo della finanza multinazionale comincia a essere preoccupato

Sono passati dieci anni dalla crisi del 2008, dieci anni di economia spensierata, fondata sul debito: sugli investimenti con denaro preso a prestito e spesso senza nessuna garanzia, poiché i padroni delle banche erano anche i padroni delle grandi industrie a cui i soldi venivano prestati; fondato sui consumi smodati spinti da un apparato mediatico-pubblicitario gonfiato a dismisura, sulle sovvenzioni degli Stati che s'indebitano per foraggiare le grandi industrie multinazionali di ogni tipo.

Il debito è stato il motore dell'economia globale nell'ultimo decennio, e ora si prevede il crack, il fallimento globale.

Anche i "profeti" della finanza mettono in guardia: avverrà nel 2020

Sono le previsioni delle finanziarie globali-agenzie di rating Moody's, JPMorgan, Forbes (http://ow.ly/YTfh30r2KtU). Il bengodi è finito e c'è un'altra, più spaventosa minaccia che incombe anche sui loro profitti: la catastrofe climatica e ambientale in corso. Perché la consapevolezza ormai diffusa di tale minaccia mette a rischio il mercato dei combustibili fossili e crea opposizione al mercato delle grandi opere e allo sfruttamento illimitato delle risorse; perché il marasma climatico colpisce anche i profitti della grande agroindustria; perché le sempre più frequenti alluvioni, siccità, incendi mettono a rischio i profitti delle compagnie di assicurazione.

Tutti soldi che si perdono, e diventa sempre più difficile succhiare il sangue di Stati già svenati da tutte le sovvenzioni e le regalìe già estorte dai loro burattinai.

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Il 3 settembre 2019, l'ONU si preoccupa: «C'è un serio pericolo di recessione globale» 

(https://www.theguardian.com/business/2019/sep/25/global-recession-a-serious-danger-in-2020-says-un).

Ci siamo. «Cosa facciamo adesso, Prof.?». «Quello che abbiamo sempre fatto, Mignolo: cerchiamo di conquistare il mondo». Nel gennaio 2019, come ogni anno, si riunisce a Davos il Forum economico mondiale (che d'ora in poi chiameremo FEM). Chi sono costoro? Sono le mille più grandi compagnie multinazionali/finanziarie che «modellano un futuro migliore», per se stesse, naturalmente. Non è mai abbastanza "migliore" per quegli psicopatici. Si chiamano così, loro, "compagnie". Tipo le compagnie di ventura del Rinascimento, che saccheggiavano dove potevano. Guerreggiano tutti uniti in ordine compatto. Qual è il tema all'ordine del giorno a Davos nel 2019?

La Quarta rivoluzione industriale e sociale, che «è studiata per sbloccare 3700 miliardi di dollari entro il 2025»

(http://www3.weforum.org/docs/WEF_GFC_reflection_paper.pdf).

Cos'è che li blocca, tutti quei miliardi? Ma gli Stati, perbacco, che non li "immettono" sui mercati, per non generare un'enorme inflazione, che impoverirebbe tutti tranne quelli che se li mangiano, i 3700 miliardi. E li bloccano le leggi statali, che regolano tassazioni e, almeno in parte, salari. Aumentando le tasse al popolo vario, e diminuendo i servizi e i salari e magari le pensioni, si "sbloccherebbero" una parte di tutti quei miliardi. Il resto lo "immetteranno" gli Stati, stampando moneta o semplicemente inventandola virtualmente come si usa oggi, e rendendo ancora più poveri i comuni mortali.

È questa, la loro "rivoluzione sociale"? Sembrerebbe di sì

Eccone alcuni punti: «modelli di tassazione alternativa», «modelli di reddito di base», «possesso dei dati» (https://www.weforum.org/centre-for-the-fourth-industrial-revolution/areas-of-focus). Avete capito chi è che decide le nostre tasse, il nostro reddito e come controllarci? Sui "dati" mostrano una vera fissazione. D'altra parte, se vogliono, come dicono, «modellare il futuro dell'economia e della società digitale», il controllo, come in tutte le dittature, è essenziale. Parlano di "mercato dei dati" e di «Come i dati personali possono aiutare a combattere la pandemia». Sì, perché nel 2019 il FEM, e cioè le mille più grosse multinazionali/finanziarie globali e i loro servi, prevedevano la pandemia.

Dunque, la pandemia e i dati personali sono strettamente collegati, e immaginiamo anche tutti gli strumenti di nuova tecnica che aiuteranno a impadronirsi di tali dati personali. Il FEM, nel gennaio 2019, vero oracolo premonitore, prevedeva già il controllo totale delle nostre vite per salvarci dalla pandemia. Però si preoccupava anche di altro. Si preoccupava delle "rivolte sociali" dovute alla pandemia. O, più probabilmente, dovute al crollo economico e alle misure economiche e sociali che i mille compari del FEM prevedevano di attuare per uscire ancora vive e dominanti dalla crisi. Misure economiche e sociali che solo la "pandemia" poteva giustificare.

Prima, però, bisognava diffondere il terrore. Le misure coercitive e autoritarie, a quel punto, sarebbero state "per il nostro bene". Nel «Modellare il futuro della sanità e della cura» ci sono nove principali argomenti che secondo loro vanno indirizzati verso la "cooperazione pubblico-privato", così tanto da essi auspicata.

  1. Viaggi e turismo.
  2. Decisioni, coordinazione e comunicazione tra i settori pubblici e privati.
  3. Logistica e catene di rifornimento.
  4. Assicurare che le materie prime strategiche siano disponibili.
  5. Leggi e regolamenti
  6. Consultazioni tra il settore pubblico e quello privato per indirizzare le leggi e le barriere regolatorie associate con l'uso di prodotti farmaceutici sperimentali.
  7. Creare la possibilità per credibili, influenti personaggi del settore privato di aumentare prontamente il messaggio al pubblico; agire sulle voci incontrollate e la disinformazione; amplificare informazioni credibili per sostenere la comunicazione dell'emergenza.
  8. Innovazione nel settore dei dati.
  9. Assicurare che i dati da cellulare e gli altri dati del settore privato siano condivisi, utilizzati prontamente e usati strategicamente (https://www.weforum.org/projects/managing-the-risk-and-impact-of-future-epidemics).

Si auspica anche l'avvento di potenti biotecnologie. Avete presenti gli OGM, l'ingegneria genetica? Ecco, anche nella scienza medica al servizio del profitto è ormai questo il campo dello "sviluppo" futuro. O così sperano i padroni della medicina. È ovvio che, perché tutti questi bei progetti si realizzino, c'è bisogno della pandemia: «In questo contesto il settore privato ha un ruolo critico da giocare [...] logistica e catene di rifornimento, tecnologie della comunicazione, ricerca e sviluppo di biotecnologia farmaceutica, analisi dati, servizi finanziari [...] opportunità commerciali di contratti per sviluppo tecnologico [...]. Multinazionali della logistica per trasportare merci e lavoratori della sanità [...]».

Dicono di essere ansiosi di realizzare tutto ciò, e noi ci crediamo, che siano ansiosi, perché ormai si trovano sull'orlo del precipizio-crisi economica globale e, come vedete dalle loro stesse parole, vogliono e debbono impadronirsi di tutto. Del turismo, dei trasporti, di tutte le materie prime, di tutte le merci (altrimenti perché trasportare anche le "merci della sanità"? Ogni Paese può prodursele, o no?) e persino dei lavoratori della sanità, che faranno parte di compagnie private e andranno di qua e di là, dove le future pandemie, ormai sicure perché indispensabili, scoppieranno allegramente.

E quindi, dal canto nostro sorge spontanea una domanda: possiamo permettere che tutto ciò accada o stanno facendo i conti senza l'oste?

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Sonia Savioli
Sonia Savioli è nata a Milano nel 1951, ma oggi vive in campagna dove coltiva con la famiglia un piccolo podere sulle colline tra Siena e Firenze.... Leggi la biografia
Sonia Savioli è nata a Milano nel 1951, ma oggi vive in campagna dove coltiva con la famiglia un piccolo podere sulle colline tra Siena e Firenze. Scrittrice e saggista prolifica ha pubblicato Campovento, Slow life, Alla città nemica, Il gallo di Misme, Brumba sull’albero, Il possente coro, Scemi di Guerra, Marea nera, La vita sacra, ONG: il... Leggi la biografia

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