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Che cos’è il microbioma umano? Perché è importante mantenerlo in salute?

Salute e Benessere

Che cos’è il microbioma umano? Perché è importante mantenerlo in salute?

Salute e Benessere

Che cos’è il microbioma umano? Perché è importante mantenerlo in salute?

Per microbioma umano si intende l’insieme dei microrganismi che vivono per la maggior parte nel colon e dai quali dipende buona parte della nostra salute. Se fino a pochi anni fa si credeva che questa dipendesse dalle cellule, dagli anni Novanta con lo studio del genoma umano queste convinzioni sono crollate. Mentre non abbiamo che poche migliaia di cellule, abbiamo miliardi di batteri e microrganismi, il cui ruolo non è ancora del tutto noto.

Una cosa si sa: la funzione, anche se solo nota in parte è talmente importante, che la flora batterica è stata paragonata a un vero e proprio organo. Della sua importanza e funzioni ci parla la dottoressa Anne Katharina Zschocke nei libri I Batteri Intestinali e I Nostri Amici Batteri.


Romina Rossi

Il microbioma umano: le conoscenze attuali

“Forse la maggior parte di noi potrà trovare sconcertante che questi piccolissimi organismi chiamati batteri improvvisamente siano considerati benefici. Che li si possa usare per curare malattie che finora hanno afflitto un gran numero di persone e possano risolvere problemi fino a poco tempo fa ritenuti insuperabili, e che questo avvenga in modo semplice, economico e universale. Non abbiamo imparato sin da piccoli che i batteri sono agenti patogeni da cui dobbiamo proteggerci per restare in salute? Che rappresentano un pericolo per l’organismo e che il nostro sistema immunitario va rafforzato per “difenderci” da loro e dalle infezioni? Sì, è questo che ci è stato insegnato e che continua a essere opinione comune.

Oggi però ci troviamo nel bel mezzo di una rivoluzione nel campo della medicina: un cambiamento radicale che trasformerà la diagnostica, la concezione dell’essere umano e gli approcci terapeutici come da lungo tempo non accadeva. Una rivoluzione che non consiste in semplici innovazioni e non si limita a offrire un nuovo metodo alla medicina attuale, ma cambia la nostra prospettiva e ci spinge con forza a ribaltare del tutto la nostra idea di salute e malattia: ne derivano grandi speranze per molti malati, sollievo per i terapeuti e addirittura più pace nel mondo. Da qualche anno si susseguono nuove scoperte sull’importanza dei batteri per l’essere umano che rivoluzionano innumerevoli principi della medicina finora ritenuti fondamentali e fanno vacillare l’impostazione di base dell’intervento terapeutico: i batteri sono i partner delle cellule tissutali dell’organismo, e se vengono a mancare, se sono alterati o disturbati, noi ci ammaliamo. Non appena si ripristina questa convivenza, anche la salute si ristabilisce”.

 

 

Così comincia il libro della dotteressa Zschocke I Nostri Amici Batteri. E sicuramente le informazioni che abbiamo oggi sul microbioma umano sono davvero rivoluzionarie. Intanto le ricerche ci dicono che il nostro corredo di batteri si forma ben prima che nasciamo: il concepimento è accompagnato dai batteri.

Nel liquido seminale dei maschi sani sono contenuti i più diversi batteri, e l’infertilità – come si legge dalle pagine del libro – subentra di fatto con l’alterazione della loro composizione. La salute, così come le dimensioni, la bellezza, la motilità e la concentrazione degli spermatozoi nel liquido seminale dipendono dal microbioma. È interessante notare che i lattobacilli sembrano rivestire anche qui lo stesso importante ruolo che svolgono nella vagina, cosicché entrambi gli ambienti sono bene armonizzati, sempre che il microbioma della coppia goda di buona salute.

Secondo l’esperienza dell’Autrice, infatti, due microbiomi in buona armonia sono una delle premesse necessarie per la fertilità comune, inoltre le coppie che non hanno ancora realizzato il proprio desiderio di diventare genitori hanno comunque maggiori probabilità di riuscirci migliorando la salute del proprio microbioma.

Dopo il concepimento, è sicuramente il microbioma materno a influire in maniera determinante sulla vita del nascituro: durante la gravidanza e nel primo mese di allattamento esso si adegua costantemente alle esigenze connesse con lo sviluppo del feto e con la lattazione.

E l’utero è tutt’altro che un ambiente sterile, bensì è ricco di batteri e microrganismi che colonizzano il feto. A mano a mano che cresciamo, tutto ciò che ci succede in vita, dal tipo di parto, al tipo di allattamento e alimentazione, al tipo di vita che conduciamo contribuisce allo sviluppo del microbioma. Alla luce di ciò, la definizione di microbioma umano quindi è “l'insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali della totalità dei microrganismi di un ambiente definito. Un ambiente definito potrebbe essere un intero organismo (per esempio, un essere umano) o parti di esso (per esempio, l'intestino o la cute)”.

 

 

L’importanza del microbioma umano

Il microbioma si trova dappertutto: in bocca, sulla pelle, nella vagina, anche se la quantità maggiore è concentrata nel colon, la parte finale dell’intestino prima del retto. Ma perché è così importante questo microbioma tanto che anche le industrie erboristiche e alimentari non fanno che proporre prodotti che rinforzano la flora batterica?

 

Il microbioma non è importante solo perché costituisce il nostro sistema immunitario, permettendo di creare quella barriera difensiva che ci protegge dall’attacco di agenti patogeni, ma interviene anche nella prevenzione di diverse malattie, alcune delle quali degenerative. La lista delle malattie che, secondo gli studi della dottoressa Zschocke, possono essere facilitate dalla presenza di un microbioma non equilibrato è lunga:

  • sindrome del colon irritabile,
  • infiammazioni intestinali croniche,
  • stitichezza,
  • diarrrea,
  • obesità,
  • ADHD,
  • Alzheimer,
  • Parkinson,
  • autismo.

Anche i tumori possono dipendere dalla salute del nostro microbioma. Scrive infatti la Zschocke: “In una ricerca svolta nel 2013 a New York si sono riscontrate nei pazienti con tumori intestinali una varietà ridotta di batteri e una prevalenza di pochi ceppi, per di più poco adatti. Arrivati a questo punto la priorità assoluta dovrebbe essere moltiplicarne il più rapidamente possibile la varietà e, al contempo, la quantità. Chi dovrebbe occuparsi della guarigione di questo organo se con i massicci interventi delle terapie, diventate adesso indispensabili per sopravvivere, probabilmente si dà il colpo di grazia al microbioma? La chemioterapia e la radioterapia riducono sì le cellule tumorali ma anche la colonizzazione batterica. Esse non aiutano né una crescita sana della mucosa né una guarigione del microbioma. Senza questi due fattori è prevedibile che il problema persista e che i tessuti continuino a mutare. Si sa che diversi disturbi dell’attività microbica nell’intestino perturbano la crescita cellulare e possono portare a proliferazioni incontrollate a meno che nel microbioma non si ritrovi un equilibrio nella convivenza con gli altri microbi. Si ritiene che la loro attività enzimatica sia responsabile dello sviluppo di composti che producono tumori, in particolare nel caso in cui la composizione degli alimenti non sia adatta al corpo. Un classico è un eccessivo consumo di grassi di origine animale e di carne “rossa”, cioè carne di bovini, suini, pecore, capre e selvaggina”.

Di fronte alla scarsità di microbioma umano la patologia trova una strada di accesso facilitata, ma spesso a causare uno squilibrio al nostro patrimonio batterico è proprio il nostro stile di vita errato. Così scrive a proposito del morbo di Alzheimer: “Finora la causa dell’insorgenza del morbo di Alzheimer era completamente oscura. Si notava però che le tipiche malattie della civilizzazione aumentavano le probabilità di ammalarsi di Alzheimer e che il rischio era anche maggiore nei Paesi in cui era praticata una migliore igiene e c’era più cultura cittadina. Quanto più in vita si è esposti ai microbi, questa la conclusione dei ricercatori, tanto minore è il rischio, invecchiando, di sviluppare il morbo di Alzheimer.

D’altra parte si è constatato che un’alimentazione sana, un apporto completo di vitamine, l’aggiunta di antiossidanti e una disintossicazione del corpo possono notevolmente rallentarne il progredire o addirittura bloccare la malattia. I principi attivi vegetali, ad esempio quelli del tè nero o del tè verde, riescono a bloccare l’insorgenza delle placche e negli esperimenti sui topi riuscivano a eliminare quelle già esistenti”.

 

  

 

L’importanza del microbioma umano è data dal fatto che questo è come un complicato sistema correlato a più livelli, caratterizzato da molteplicità, interconnessione e mobilità. Il sistema immunitario è infatti un organo di dialogo con il resto del corpo che controlla tutto ciò che succede al suo interno ma anche al suo esterno e adattare ogni volta la propria risposta in base agli stimoli e alle informazioni che riceve.

 

C’è un microbioma anche nel cervello?

Come abbiamo visto i batteri buoni si trovano in più parti del nostro organismo e ciò è certo perché del microbioma umano abbiamo immagini al microscopio che hanno permesso di classificare i vari ceppi e le composizioni.

Il microbioma umano salivare, ad esempio, è quello che si trova in bocca: nel liquido salivare avviene la secrezione di mucina, enzimi e sali nutritivi che regolano il microbioma. La mucina è una molecola viscosa presente sulle mucose del corpo, che non si limita a dare origine al muco per formare il bolo alimentare, ma lega anche una grande quantità di acqua, necessaria alla vita dei batteri. Nella saliva sono presenti anche il lisozima, che attacca le pareti cellulari dei batteri e ne riversa all’esterno il contenuto, complessi ionici come la lattoferrina che nutrono determinati batteri, e proteine particolari che inibiscono la crescita di altri batteri e funghi.

Ancora non del tutto chiaro è il ruolo della flora batterica vaginale, che secondo alcuni studi dipende direttamente da quella intestinale, come scrive l’Autrice di I Batteri Intestinali: “ Secondo uno studio dell’Università di Vienna, pubblicato nel 2011, nell’80% delle donne incinte, sottoposte a ricerche sulla presenza di determinati lattobacilli, sono stati trovati gli stessi tipi sia nella vagina che nell’intestino. Da qui i ricercatori hanno dedotto che l’intestino serva come riserva per quei batteri che vivono nella vagina delle donne. In base a ciò la nostra flora batterica intestinale determina anche quella vaginale, ciò che vorrebbe dire che questa può essere modificata anche attraverso un cambiamento del microbioma nell’intestino. I nuovi metodi di ricerca hanno quindi messo in luce una maggiore varietà e hanno addirittura portato alla scoperta che in alcune donne i lattobacilli non erano affatto presenti pur avendo queste una flora batterica sana. Finora sono stati individuati in tutto cinquanta diversi tipi di batteri vaginali, e probabilmente se ne scopriranno ancora di più”.

Gran parte del microbioma umano è nell’intestino e più precisamente nel colon: “La prima colonizzazione fisiologica, grazie al suo dialogo sottile con le cellule corporee, ha effettivamente un ruolo esistenziale nell’intestino per la formazione del sistema immunitario. Il tipo di colonizzazione batterica è decisivo rispetto al modo in cui questo verrà formato. Senza batteri non si formerebbe nell’essere umano alcun sistema immunitario. Esperimenti condotti su animali hanno dimostrato che i cosiddetti guotobrianti, animali da esperimento allevati senza germi, non hanno formato correttamente né l’anatomia né la fisiologia del loro intestino”.

 

 

Dai batteri intestinali dipende tutto il resto dei batteri con cui veniamo in contatto: secondo alcuni studi, i batteri che si trovano nel latte materno non provengono dalle mammelle ma dall’intestino. E questo non accade neppure casualmente ma vengono trasportati attivamente dall’intestino alle ghiandole galattofore attraverso il sangue.

Recenti studi della Society for Neuroscience hanno permesso di ipotizzare la presenza di un microbioma anche nel cervello, un ambiente protetto e parzialmente separato dal resto del corpo da una rete di cellule, che hanno funzione protettiva. Se i batteri patogeni oltrepassassero tale barriera, provocherebbero danni inimmaginabili.

Eppure durante questi studi, al momento effettuati solo su persone decedute, è emerso che anche nel cervello si trovano batteri di ceppi vari che possono influenzare i processi cerebrali. Per ora il mondo scientifico è ancora molto cauto, ma alcune immagini ad alta risoluzione mnostrano la presenza nel cervello di alcuni batteri cerebrali, per cui si ipotizza la presenza di un ceppo batterico benigno in grado di influenzare le cellule del cervello.

 

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Romina Rossi
Giornalista freelance e web writer, collabora con la rivista “Vivi Consapevole” e diversi siti web, occupandosi prevalentemente di medicina... Leggi la biografia
Giornalista freelance e web writer, collabora con la rivista “Vivi Consapevole” e diversi siti web, occupandosi prevalentemente di medicina naturale, benessere olistico e tecniche naturali di guargione.L’amore per la Natura e la curiosità di capire i complicati e delicati meccanismi di funzionamento dell’uomo, la portano a intraprendere... Leggi la biografia

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