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Le domande fondamentali dell’esistenza secondo l’antroposofia. Parte seconda.

Nuove Scienze

Le domande fondamentali dell’esistenza secondo l’antroposofia. Parte seconda.

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Le domande fondamentali dell’esistenza secondo l’antroposofia. Parte seconda.

A cura di Tiziano Bellucci


Redazione Web Macro

Leggi la prima parte dell'articolo, clicca sull'immagine:

8 - Cos'è l'amore?

Fare l’amore e fare sesso, non sono la stessa cosa. Fare l’amore è la reale missione spirituale dell’uomo sulla Terra: fare sesso è realizzare le basi fisiche per l’incarnazione di anime umane che arrivino a realizzare, con la loro intuizione, questo amore planetario. Favorire il massimo bene per l’altro è “fargli l’amore”. Solitamente si congiunge l’attività sessuale con quella amorosa, credendo che fare l’amore sia fare sesso con amore. In realtà l’amore non è un sentimento, ma è la testimonianza della volontà del divino nell’uomo. E’ certamente piacevole fare sesso, ma nulla ha a che fare con il “fare l’amore” come atto sacrale in sé. Oggigiorno essere consapevoli della differenza fra amore e sessualità è la chiave, per conseguire e vivere una vita sana, fruttuosa e ricca. Conoscere come si è originata la sessualità lungo il procedere dell’evoluzione terrestre consegna all’uomo una consapevolezza nuova, in cui la funzione procreativa compare in una veste sacra e pura, quale è nel mondo dei fiori e nelle piante. La sessualità non ha infatti origini passionali animali, ma proviene dalla vita purissima del mondo vegetale. Al contempo si può venire a conoscere che il “bisogno di amare” che l’uomo sente come anelito fondante, è manifestazione di una forza di luce che brilla nella coscienza umana, come diretto desiderio del mondo spirituale. Non è un desiderio umano, ma divino. La vita umana è da intendersi come due correnti, una che si muove per terra, in linea orizzontale, che attraverso lo spazio e il tempo, e una corrente superiore al di là dell’eternità che “segue” coordinando la corrente inferiore affinché possano generarsi occasioni di creare amore e fraternità sulla Terra con gli altri umani. Questa è la vera felicità che cerca l’uomo. In realtà non potrà mai esistere una pace reale se vi sarà anche solo un umano ancora infelice sulla Terra. Compito dell’uomo dei nostri tempi è ridiventare “custode di suo fratello”, di sublimare la sessualità e la passione amorosa, tramutando la sessualità in libertà di agire eticamente e la passione amorosa in reale amore altruistico.

9- Dio esiste o è un bisogno dell’uomo?

Se l’uomo sulla terra non esistesse, non vi sarebbe nessuno in grado di accorgersi ed attestare che vi è in atto un’evoluzione, che esistono forze e leggi agenti nel cosmo e nella natura. Tutto girerebbe comunque, ma alla fine dell’evoluzione terrestre non resterebbe nulla del lavoro compiuto: tutta la materia si dissolverebbe senza lasciare traccia. L’evoluzione non avrebbe nessun altro significato se non far vivere miliardi di esseri animali, vegetali per un determinato periodo, per poi farli scomparire nel nulla. Non vi sarebbe stato alcun senso. L’uomo è l’unico essere in grado di essere consapevole di tutto questo. L’unico in grado di poter dar un senso all’esistenza: di riempirla di significato, tramite la sua intelligenza, la sua immaginazione: di riconoscere l’agire di un intenzione primordiale. Non è l’uomo ad aver bisogno di Dio: ma è Dio che solo tramite l’uomo può arrivare a manifestare la sua volontà di creatore, di Essere intenzionalmente attivo. Se non vi fosse l’uomo, Dio non avrebbe nessuna occasione per lasciare una traccia cosciente di sé entro il divenire universale. Dio non è un bisogno dell’uomo: l’uomo sente lo stimolo in lui perché Dio è in lui, circolante entro il suo sangue, nella sua vita: dall’interno dell’uomo attende di essere riconosciuto. L’uomo non cerca Dio perché ha paura di morire: Dio ha bisogno dell’uomo per “affacciarsi” all’esistenza cosciente. E al contempo crea nell’uomo il desiderio di incontrarLo. Dire che Dio ha bisogno dell’uomo è fuori luogo, anche se “rende l’idea”. E’ più corretto dire che l’uomo cerca Dio perché Dio ama l’uomo. Ne ha un bisogno d’amore. Mentre l’uomo è solo un ”amato” in attesa di diventare capace di amare. Sappiamo di poter sperimentare nella vita questo Essere divino. Non possiamo immaginarlo, ma vive in noi come Vita. Non è conoscenza di Dio, non è scienza di Dio. Schelling ha detto: «Si può forse dimostrare l’esistenza dell’esistenza?». Dio vive nelle nostre opere, nelle nostre parole. Non si tratta quindi di dimostrare l’esistenza di Dio, ma di farsi un’opinione della Divinità e applicarsi a renderla sempre più perfetta.

10 - Siamo liberi, condotti dal caso o dal destino?

Se l'uomo agisce sotto la spinta dei propri istinti, tendenze e passioni, non è libero. Si identifica con essi, credendo di sentirsi autorizzato a rivendicare le loro richieste. Perché li ritiene scaturenti dal suo essere. Ma essi non nascono dal suo vero essere. Quello che sente agire in lui non è la sua vera entità. Sono impulsi che sorgono dalle necessità del corpo o da stimoli esterni. O da elementi subconsci a lui ignoti. Qui il suo vero essere non si manifesta affatto. Se egli mutasse il suo modo di pensare, se cambiasse coscienza allora verrebbe a conoscere desideri che sono molto diversi da quelli che ha ordinariamente. Quegli impulsi sarebbero davvero liberi, perché li scoprirebbe allineati con il pensare morale del mondo, con l'armonia divina del cosmo. Sino a che si respinge la possibilità di poter assurgere ad un pensare superiore, non si può essere liberi. La libertà passa attraverso un superamento del pensare stesso da ente riflettente ad organo di percezione della realtà superiore. I veri desideri del vero essere dell'uomo non assomigliano a nessun desiderio terrestre: sono intuizioni che egli sperimenta al di fuori dell'esistenza naturale, senza che nella sua coscienza ordinaria vi sia neppure il presentimento dell'esistenza di un mondo spirituale. Dice Steiner al dodicesimo capitolo dell’autobiografia: "all'uomo non è dato fin dal principio il suo vero essere, la vera autocoscienza. Egli deve conquistarla dopo aver raggiunto un’intesa della coscienza umana con se stessa". Essere liberi non è fare ciò che ci piace, ma fare il nostro bene. Spesso fare ciò che ci piace non fa il nostro bene. Obbedire al destino non è libertà. Per essere liberi dovremmo riuscire ad intuire cosa abbiamo scritto noi stessi prima di nascere nel nostro destino, per adempierlo in modo consapevole.

11 - Cos’è la verità?

Un detto dice: "Se non sarai tu a cercare la Verità allora sarà la Verità a cercare te. Tramite bene o tramite male". La verità non è una nozione, è una conquista. "La verità si vede, non si ascolta, non si scrive. La luce del sole non parla: silenziosamente ha plasmato nei millenni l'occhio, per farsi riconoscere. La verità non ha bisogno di conferme. L'occhio può vedere la luce: questa è la verità". La verità si vede, non si legge, non si ascolta. È una percezione, non un concetto. Di fatto la verità non è neanche mai stata scritta: sia perché è sempre stata tenuta nascosta, sia perché per sua natura, è irraccontabile. Infatti la verità non è una cosa, ma un essere vivente. Cambia, muta di tempo in tempo, di immagine in immagine. Anche essa si trasforma: ciò che era vero 1000 anni fa, ora non è più vero. Manca di attualità. Diventa anacronismo. Non esiste nulla di immutabile. La verità è viva, palpita. Vive di cuore in cuore. Se venisse bloccata, fermata in un concetto, morirebbe. Se fosse strappata dal contesto, per poterla fissare in una forma così come un cuore fuori dal corpo, morirebbe. Una tecnica infallibile per distinguere il vero dal falso, le informazioni giuste o sbagliate, è la seguente: si tratta di prenderne una, applicarla nella pratica della vita e attendere, per vedere cosa produce. Qualsiasi cosa, se è vera, nel tempo realizza qualcosa di fecondo, di buono. Se è sbagliata o falsa non porta a nulla, o ancor peggio porta alla degenerazione.

12 - Cos’è il peccato?

“Il desiderio è la liana dell’esistenza», dice un testo sacro indù, il Dhammapad. E questo è vero, sino a che un uomo rimane tale. Ma cambia quando diventa un uomo spirituale. Il desiderio deve spingere l’uomo a superare non il desiderio, ma la sua umanità. Il desiderio è il “motore” che spinge l’uomo a cercare il significato che si cela dietro allo stimolo, al piacere, al godere. Il desiderio non esiste per essere goduto: ma è un “messaggio” di autoconoscenza. Non vi è nulla di impuro. E' impuro ciò che viene concepito tramite la mente umana: i pensieri umani si originano tramite la materia, la sostanza nervosa e questa commistione crea "l'adulterio" fra l'anima umana e il suo spirito, fra l'uomo e le cose. Se si potesse operare scelte, astraendosi dal pensare cerebrale, uscendo da esso, si opererebbe in purezza e nessun "peccato" si originerebbe. Il problema è "poggiare solo sulla mente nervosa" senza isolarsi in se stessi e interrogare la propria anima, sganciata dal corpo. L’uomo giunge sulla terra con la “licenza” di sbagliare: solo sbagliando può imparare e correggersi. Sbagliare una volta non è peccato. “Peccato” è ripetere lo stesso errore: senza capire il senso dello sbaglio.

13 - Quale è il senso della vita?

Dare senso e significato alla vita è lo scopo dell’uomo. E’ dotarsi di un senso “superiore” che permetta di vedere i fili, i legami che esistono al di là della sola vita materiale: è vedere le forze e gli intenti che “tessono” un piano in cui l’uomo è parte integrante, co/creatore e partecipatore. Il senso della vita è vedere al di là della vita e considerarla come una fase di un percorso eterno, lungo il quale ogni umano lascia un impronta eterna e universale.

 

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