Felicità è vita lenta
Nuove Scienze
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Se potessimo scegliere una parola per definire la vita degli uomini moderni, sarebbe “frenesia”.Ma quando mai, nella Storia conosciuta, siamo stati così predisposti a una incessante attività? Ne parla Frank Kinslow in Il segreto della Vita quantica.
Redazione Web Macro
Vita lenta
Sessanta o settant’anni non sono un tempo sufficiente per consentire l’adattamento di nervi, ossa e cervello ai livelli di stress e attività impostici dalla vita moderna. Il nostro corpo/mente non è passato attraverso quel numero di generazioni necessarie per prepararci all’aggressione della vita del ventunesimo secolo. Quella natura contemplativa formatasi nei nostri progenitori è ancora in noi, geneticamente codificata in ogni cellula e in attesa paziente di venire riscoperta, ecco perché soffriamo così tanto, immersi nei ritmi frenetici della vita di oggi.
Dentro di noi c’è una voce sempre presente ma flebile, in lotta con il frastuono crescente della nevrosi moderna. Se ti fermi un istante ad ascoltarla, puoi udirla implorare: «Rallenta! Divertiti. Lascia che il mondo ti superi per qualche minuto». È possibile udire questa voce non nell’eco del nostro passato o nei riflessi delle speranze e delle paure di un futuro immaginario, ma in questo preciso istante. E questo ci riporta all’adesso.
Al giorno d’oggi abbiamo la sensazione che se mettiamo da parte un po’ di tempo per non fare nulla, stiamo perdendo tempo. Ma dovremmo prestare più attenzione alla qualità che alla quantità. Volgersi verso l’interiorità rinvigorisce la mente e il corpo, riarmonizzandoli con il mondo esteriore. Riservare del tempo all’immaginazione o alla meditazione ci ricompensa senz’altro, in termini di creatività ed energie fresche, del tempo “perduto”.
Siamo spinti da un bisogno insaziabile di riempire tutti i vuoti. Il sapere è il nuovo Dio. Pensiamo che se conosciamo una cosa, la possediamo e possiamo controllarla. E se possiamo controllare una cosa, possiamo usarla per aumentare il nostro sapere e accrescere il controllo, oppure per proteggerci da un pericolo, reale o immaginario. Il nostro pensiero collettivo procede più o meno lungo questi binari: se aumentiamo il nostro sapere riguardo una cosa, aumentiamo il nostro controllo su di essa; se aumentiamo il nostro controllo su una cosa, possiamo usarla per aumentare il nostro sapere o eliminarla in quanto minaccia alla nostra sicurezza o all’incremento del nostro sapere. Cogli la sottile follia insita nel nostro modo di pensare?
La domanda che dovremmo porci non è: “Come posso esercitare più controllo?”, ma: “Come posso liberarmi dal bisogno di controllare?”.
Il bisogno di controllo
L’ego si può esprimere in due modi; può sentirsi rilassato e con una sensazione di completezza ed espansione, questo è quello che ti accade quando guardi profondamente il cielo pieno di stelle o ti svegli al mattino sentendoti in sintonia con il mondo intero, o, ed è quella che viviamo il 99% delle volte, sentirsi vuoti e in ricerca costante di qualcosa che plachi questo vuoto. Persone, oggetti, cibo…
Quello che la nostra mente, persa in una spirale frenetica, non ha il tempo di elaborare, è che quel vuoto non è qualcosa di negativo, ma essenziale, esattamente come il dolore fisico, senza il quale non sapremmo mai che ci siamo fatti male. Il dolore è un allarme naturale che ci avverte che qualcosa non va. Altrettanto dicasi della sensazione di vuoto: è un segnale di allarme che ciò che stiamo facendo non risolve il problema.
Ricorriamo a divertimenti per distogliere la nostra attenzione dalle sensazioni di vuoto, solitudine e carenza. Lo shopping, il cibo, gli sport estremi, il sesso, la televisione… L’elenco può essere lunghissimo. Non riusciamo nemmeno a godere dei frutti del nostro sforzo, perché quasi subito insorge nel cervello il desiderio di qualcosa di più grande e migliore. Il vuoto, la noia, l’irrequietezza, l’ansia, stanno cercando di dirci che qualcosa non va. Ci stanno dicendo che le attività esteriori non garantiscono la pace interiore. Perché continuiamo a cercare fuori? Siamo andati verso l’esterno per accumulare sempre di più, ma la risposta si trova nell’altra direzione. Non abbiamo bisogno di più cose, ma di meno. In realtà, abbiamo bisogno di meno del meno. Non abbiamo bisogno di nulla.
Tornare alla coscienza di sé: il metodo Quantum E
Come ritornare a quel tanto acclamato qui e ora? Frank Kinslow ha ideato un metodo scientifico alla portata di tutti, capace di riportarci a quella che lui definisce “consapevolezza pura”. Matematicamente, il processo del QE opera per sottrazione. Concede alla tua mente sempre meno cose, finché resta il Nulla. Poi – e questa è la parte più bella – tiene la tua mente al livello più sottile della creazione, dove dimora il tuo Sé interiore, allo stesso tempo permettendole di rifluire delicatamente all’indietro, nel trambusto della vita quotidiana. In tal modo puoi davvero tenere il piede in due staffe, traendo sostegno da entrambe le dimensioni simultaneamente. Questa secondo lui è la chiave per accedere alla pace ed eliminare la sofferenza.