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Vitamine C, D, A, E: i nostri migliori alleati per prevenire e curare le infezioni da virus

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Vitamine C, D, A, E: i nostri migliori alleati per prevenire e curare le infezioni da virus

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Vitamine C, D, A, E: i nostri migliori alleati per prevenire e curare le infezioni da virus

Le infezioni virali e in particolare il Covd-19 si possono affrontare con una giusta alimentazione e con uno stile di vita altrettanto adeguato? La risposta è un SÌ al 100%.

Più in dettaglio, è ormai patrimonio piuttosto comune della medicina che l'attività del sistema immunitario, anche in funzione antivirale, può essere rafforzata con l'integrazione di vitamine, minerali, enzimi, antiossidanti ed estratti vegetali di vario tipo. Ciò può essere di grande aiuto sia in funzione preventiva sia come vera e propria terapia di cura.

Tra i più convinti di questa verità c’è il Dott. Patrick Holford, terapista nutrizionale di fama internazionale con all'attivo 40 libri tradotti in più di 30 lingue. A lui abbiamo rivolto alcune domande.


Redazione Web Macro

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Dott. Holford, lei afferma quanto sia importante l’uso delle vitamine (in particolare della C, della A e della D) per far fronte alle infezioni virali e per rafforzare il sistema immunitario. Ci può spiegare perché?

Prima di tutto va detto che tutti gli animali, tranne i primati e pochi altri, producono vitamina C in quantità molto grandi quando sono esposti a un virus.

Il modo più efficace per abbreviare un'infezione è dunque quello di assumere una dose elevata di vitamina C - 1 grammo all'ora - ai primi sintomi, fino a quando questi non si attenuano. La vitamina C è solubile in acqua, quindi è necessario assumerla frequentemente quando si è infettati.

Un grammo corrisponde alla quantità di vitamina C contenuta in venti arance da supermercato; quindi non si può riuscire a mangiare la quantità di frutta che servirebbe.

 

 

La vitamina D è vitale per una sana immunità ed è utile non dover combattere un'infezione con suoi bassi livelli. Coloro che hanno livelli elevati della stessa, intorno a 100 nmol/l, hanno il più basso tasso di infezione. Dal momento che viene immagazzinata, è possibile aumentare i livelli rapidamente, se bassi, con una dose elevata, altrimenti 1.000 UI (25 mcg) al giorno sono sufficienti in inverno, quando non c'è abbastanza luce solare intensa per produrla a livello della pelle.

 

 

La vitamina A è importante, ma le persone non ne sono generalmente carenti. Nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo, fornendo alte dosi di questa vitamina, sono evitati più della metà dei decessi causati dal virus del morbillo.

Focalizziamoci sull’infezione da Covid-19: nel caso peggiore in cui una persona finisca in terapia intensiva lei cosa suggerisce di fare? Inoltre, come ci si potrebbe confrontare con i medici perché anche loro prendano in considerazione quanto lei indica?

Le persone non muoiono a causa del virus. Una volta che l'infezione ha fatto il suo corso ci possono essere un sacco di particelle virali morte nei polmoni a cui il sistema immunitario reagisce in modo eccessivo e tale da causare una cosiddetta “tempesta di citochine”, potenzialmente fatale, con infiammazione massiccia, come in un incendio fuori controllo. Tutto ciò è in realtà causato dalla reazione eccessiva del sistema immunitario alle particelle virali morte, non all'infezione.

La vitamina C, insieme al cortisolo, l'ormone steroideo antinfiammatorio dell’organismo, vengono rilasciati dalle ghiandole surrenali in questo tipo di emergenza. Ma, con il Covid-19, la vitamina C si esaurisce rapidamente e quasi tutti i pazienti in terapia intensiva hanno già livelli della stessa così bassi da poter loro diagnosticare lo scorbuto. Senza la vitamina C, il cortisolo non può funzionare correttamente, quindi le unità di terapia intensiva, almeno quelle con la più bassa mortalità, stanno dando la vitamina C insieme a steroidi e farmaci anticoagulanti, per via endovenosa. Quei reparti di terapia intensiva che lo fanno non hanno riportato alcun decesso nei pazienti, a meno che essi non abbiano già una malattia allo stadio terminale e oltre 85 anni di età. Stiamo parlando di una mortalità del 5% contro la media del 40% circa abituale delle unità di terapia intensiva. Questo è un cambiamento radicale. Queste unità di terapia intensiva somministrano 3 grammi di vitamina C ogni 6 ore per via endovenosa, che equivale a 1 grammo all'ora per via orale.

LEGGI LA SECONDA PARTE DELL'INTERVISTA

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