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Il potere e la magia della gratitudine

Psicologia e Crescita Personale

Il potere e la magia della gratitudine

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Il potere e la magia della gratitudine

La gratitudine non è buonismo né abitudine ma una forza concreta che può riportarti al centro. In quest'articolo un approccio vivo e pratico per ritrovare lucidità, forza e senso, partendo da un semplice grazie.


Francesca Lanza

Un grazie può bastare?

C’è un momento preciso, in ogni percorso di crescita, in cui le parole smettono di bastare e il corpo comincia a cercare altro: uno spazio di quiete, un punto d’appoggio, qualcosa che non sia fuga ma radicamento.

È lì che la gratitudine diventa pratica, non concetto.

La gratitudine vera non è “accontentarsi”, è una forza attiva, concreta, che ti riconnette a ciò che funziona, anche quando il mondo fuori ti spinge a vedere solo ciò che manca.
È un gesto di centratura. È un atto di presenza.

Allenare lo sguardo a vedere con più verità

Il libro Il Potere e la Magia della Gratitudine di Ivan Nossa mette al centro proprio questa parola magica. Non si tratta del solito manuale teorico, ma si presenta piuttosto come un racconto vissuto, fatto di strappi, svolte interiori e risvegli.
Tra le pagine, si percepisce una verità chiara: la gratitudine non nasce quando tutto va bene. Nasce quando impari a guardare dentro le cose. Anche quelle scomode.

Allenarsi alla gratitudine significa educare lo sguardo a cogliere il dono, anche quando è nascosto, anche quando brucia.
Vuol dire spostare il focus dalla mancanza alla possibilità.
Dalla reazione alla scelta.

La gratitudine cambia frequenza e cambia te

Quando inizi a ringraziare — davvero — qualcosa cambia nella tua postura interna.
Non solo nelle emozioni, ma anche nella chimica del corpo, nel battito del cuore, nella qualità dei pensieri.

Chi lavora con la consapevolezza lo sa bene: la gratitudine non è un’emozione dolce, è un atto di potere, ti toglie dal ruolo di vittima e ti rimette nelle mani la possibilità di scegliere: come guardare, come agire, come rispondere.

Anche davanti a un dolore, puoi fermarti e dire:
“Cosa mi sta mostrando? Cosa posso onorare in questa esperienza?”
Non per giustificare. Ma per crescere.

Tre strumenti semplici per cominciare a praticarla

  1. Il grazie quotidiano
    Ogni sera, scrivi tre cose per cui provi gratitudine. Anche se sei stanco. Anche se sembrano banali. Il punto non è cosa scrivi, ma che tono emotivo attivi mentre lo fai.

  2. La gratitudine difficile
    Scegli un’esperienza che ancora ti pesa. Scrivile una lettera di ringraziamento. Fallo in silenzio. Non devi condividerla. Ma onorala. Per ciò che ti ha insegnato. Per quello che sei diventato dopo.

  3. Il corpo che ringrazia
    Al mattino, metti una mano sul cuore. Respira. Ringrazia il tuo corpo, anche se fa male. Anche se è stanco. Trattalo come una casa da cui ripartire, non come un limite.

Ringraziare è una forma di guarigione lenta, ma potente

Non esistono scorciatoie nella crescita interiorem ma esistono strumenti essenziali., e la gratitudine è uno di questi.
Non perché risolve tutto, ma perché ti aiuta a sentire in modo più vero, a essere più integro, a camminare con meno rumore dentro.

Ogni volta che ringrazi, con intenzione e presenza, stai scegliendo chi vuoi essere, stai dando un senso nuovo a ciò che accade.

E non serve che qualcuno ti capisca.
Basta che tu lo senta davvero.



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