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Che cos'è il lunario della Dea? Intervista a Chiara Chiostergi

Crescita Personale

Che cos'è il lunario della Dea? Intervista a Chiara Chiostergi

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Che cos'è il lunario della Dea? Intervista a Chiara Chiostergi

Il Lunario della Dea è un calendario mestruale, un potente strumento di consapevolezza. Offre la possibilità di ricordare con precisione i giorni del ciclo mestruale, così da gestire le sensazioni prodotte da specifici stadi del ciclo.

Inoltre consente di scoprire come le energie si muovono in forma ripetuta nel corso del mese e dell’anno, connettendosi con esse.

Ce ne parla la sua creatrice, Chiara Chiostergi, in questa intervista.


Redazione Web Macro

 

1. Chiara, perché hai sentito l'esigenza di sviluppare il progetto del Lunario della Dea? Cosa ti ha spinto?

2. Quando e come ti sei avvicinata al tema del femminile e del sapere delle donne?

A queste due prime domande posso offrirti un’unica risposta. Sono stata da sempre richiamata dall’universo femminile, leggevo libri trovati tra i robivecchi e le bancarelle impolverate e tutti riguardavano la condizione femminile, andavo a mostre di pittrici e fotografe legate al corpo della donna, io stessa mi sono dedicata alla creazione di una mostra di scatti che avevo fatto a diverse donne nude a voler sottolineare che la bellezza sta nella diversità e nell’imperfezione. Mia mamma era orgogliosa di avere una figlia ‘femminista’ anche se non capivo bene cosa significasse, se non perorare la causa femminile, l’autonomia, l’indipendenza. Ma non mi sono mai legata a nessun partito o altro…ho sempre ‘simpatizzato’.

Nel 2012 conosco il padre di mia figlia, dopo 3 mesi resto incinta e da quel momento è iniziato il mio personale inferno. Da una parte stavo fisicamente molto male per via della gravidanza, ero lavoratrice precaria e sapevo che tenere mia figlia avrebbe comportato la perdita del lavoro; dall’altra il padre biologico di mia figlia non voleva portassi a termine la gravidanza e sono comparsi lentamente, fino ad intensificarsi molto, episodi di violenza fisica e psicologica. Speravo fossero episodi sporadici e all’inizio lo erano. Ma le cose sono peggiorate e lui mi chiese di seguirlo in Cile, sua terra natia, perché riteneva che stare vicino alla sua famiglia lo rendeva una persona migliore. In Cile le cose sono collassate e la violenza è diventata pane quotidiano. Dopo 3 mesi sono tornata in italia, con una figlia di un anno, distrutta, senza lavoro e senza soldi.

Ciò che mi ha dato la forza di tornare è stato l’uso del mio primo calendario mestruale. Mentre ero là mia sorella Sara, anche lei occupata nel lavoro femminile attraverso il corpo e lo yoga e che all’epoca viveva in Cile, mi regalò un calendario mestruale. Per me le mestruazioni erano quell’evento scomodo attraverso cui ‘toccava passare’ ogni mese e non capivo cosa potessi farci con un calendario così, perciò iniziai ad usarlo per scrivere come mi sentivo e ciò che accadeva con lui.

Dopo due settimane ho visto che i miei simboli erano la faccina triste, tutti i giorni, e diversi disegnetti che facevo per capire quando lui mi insultava o picchiava o altro. Quando ho visto che quello accadeva tutti i giorni e che la mia tristezza non era depressione post-partum (come voleva farmi credere lui) ho deciso che era tempo di chiudere. È stato il ‘vedere’ che mi ha permesso di legittimare, comprendere e riconoscere qualcosa a cui non ero in grado di dare un tempo e un luogo, ma a cui semplicemente sopravvivevo inerte.

Quando sono tornata in italia avevo ‘fame’ di conoscermi e volevo attraversare questa terribile esperienza come un’occasione di crescita perché non mi accadesse più. Le notti non dormivo, tormentata dai miei mostri e le passavo a cercare su internet chi vendesse il calendario in europa. Mi tormentavo all’idea che se una ragazza come me (di famiglia medio-borghese, laureata e con una buona autonomia e intelligenza) si ritrovava in una condizione così, era perché c’era qualcosa che mancava e che metteva tutte noi a rischio…nel tempo ho capito che mancava l’amor proprio e la capacità di saper dire no e definire dei confini. Perciò mi misi a cercare qualcuno che in italia o europa facesse quello stesso calendario perché lo volevo a tutti i costi, mi serviva per vedermi ‘allo specchio’.

Scoprì che non c’era, non esisteva e così decisi di farlo io. Investii i miei ultimi 500 euro per pagare brevetto e marchio e per autoprodurre le prime 150 copie (che mi costò stamparle 9 euro l’una) e ogni anno, per tre anni ho reinvestito quello che guadagnavo. È stato quando ho cominciato a girare per cerchi di donne che ho scoperto che non sapevo nulla di tutto quello che lega la donna al proprio vissuto corporeo ed emotivo e che in realtà molte di noi percepiscono solo un’infinitesima parte di ciò che non riescono a vedere e collocare.

Nel corso dei mesi quelle che erano le mie amiche in quel momento mi indicavano libri da leggere tra cui Luna Rossa, Il Risveglio della Dea, e altri. Iniziai con voracità ma anche piena di remore. Ho iniziato a studiare da autodidatta affamata di verità. Ho letto e approfondito, non sono mai riuscita a partecipare a corsi di formazione e incontri a pagamento perché le mie condizioni economiche erano, e sono tutt’ora, precarie. Ma nel tempo mi sono creata una mia idea e un mia forma riguardo il femminile, una forma non rigida e non schematica, ma che si propone di invitare le donne a uscire dagli schemi e sentirsi, ascoltarsi, conoscersi, poi ognuna troverà e incontrerà ciò che le serve per evolversi.

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3. In che modo, secondo te, un calendario mestruale può generare una maggiore consapevolezza nelle donne?

All’inizio desideravo si creasse un linguaggio comune che permettesse alle donne di capirsi indipendentemente da status sociale, economico, culturale… quando ti parli con segni e parole semplici non concettualizzi più ciò che sei ed entri in risonanza con le altre da una parte più intima e più comune.

È un po’ come dice Jung, attraverso il simbolo hai accesso all’inconscio collettivo ed è una dimensione unificante. All’inizio mi sembrava che ciò che ci ammalava di più fosse la competizione femminile, ci allontanava, ci metteva le une contro le altre, ma soprattutto ci metteva contro noi stesse…una guerra impari non credi?

Il calendario mestruale ha in sé due anime:

  • una è quella della ruota, intima e personale che permette a ognuna di capire la reale unicità e non competitività. Smetti di competere con le altre quando riconosci la tua perfetta unicità e apprezzi l’unicità delle altre, si entra ad un livello di maggiore comprensione e apertura, si impara a guardarsi senza giudicarsi. Quando metti un colore o un simbolo e vedi che quello si ripete, sai dargli un tempo, una durata, un luogo interno. Di per sé è uno strumento intuitivo e semplice ma di un potenza fuori dal comune. Lo considero una forma di ‘start-up’, un inizio che apre la via a numerose domande e che permette, in parte, di dargli risposte.

  • L’altra anima del calendario è culturale…scelgo un tema, coinvolgo illustratrici o artiste sconosciute con la volontà di creare comunità, in un linguaggio iconografico che porti il respiro di tutte e dimostri che nella diversità c’è armonia, il tema invece approfondisce temi legati alla nostra cultura dell’adesso (patriarcato, educazione femminile, matriarcato, ecc.) o come le culture passate vivono ancora in noi e ci condizionano.

Con il calendario mestruale cerco di portare un respiro nuovo diretto a noi stesse, saranno poi le letture, gli incontri, le personali formazioni o tendenze, interessi, relazioni sociali,… a spingere verso ciò che ognuna vuole essere e fare per stare bene con se stessa. Potrei mettere frequentemente lo stesso simbolo e scoprire che ricorre nel mio mese, nei miei mesi, nella mia vita, dopo un po’ mi chiedo perché ed è in quel ‘perché’ che mi apro alla possibilità della guarigione.

4. Quali sono i principali benefici che tutte noi possiamo sperimentare nell'utilizzo di questo strumento?

Conoscenza, riconoscimento, dare un tempo e un luogo visibile di un mondo interiore percepito ma invisibile, un linguaggio comune e compreso anche dalle altre, definizione dei propri limiti, apertura verso una me nuova e sconosciuta, amor proprio, scoperta, scelte consapevoli, voglia di informarsi, voglia di confrontarsi con le altre e non chiudersi…tutto questo è autoconsapevolezza femminile.

 

5. Ci piace pensare che una maggiore consapevolezza femminile possa portare grandi benefici a livello globale, non solo per le donne, ma proprio per tutte le persone. Hai altri progetti in cantiere? Ti va di parlarcene?

Al momento sto scrivendo un libro “Lunatika”, con Nadeshwari, una cara amica che dedica la vita alla danza, alla guarigione attraverso l’uso del corpo nel ricontattare gli archetipi femminili. È un libro molto pieno e intenso, la cui unica volontà è quella di riportare il centro della donna nell’equilibrio tra corpo e mente-spirito, non più scissi ma interdipendenti.

Ci sono molte informazioni utili sia legate alle esperienze corporee sia a quelle emotivo-energetiche che attraverso il corpo viviamo e che ci possono aiutare nella comprensione del nostro mondo interiore. È stato costruito in modo tale da poter essere letto in modo libero, senza dover seguire obbligatoriamente la sequenza che abbiamo offerto. Crediamo che ogni donna debba sentirsi libera di leggersi dentro e costruirsi secondo come sente, in quel momento, di apportare benessere alla propria vita.

Siccome l’essere umano è mutevole e ciò che va bene oggi potrebbe non servirmi più domani, abbiamo creato un libro che apre delle domande e delle riflessioni a cui ognuna, nella propria personale rete di relazioni familiari e sociali, può rispondere secondo gli strumenti che ha in un determinato momento della vita. Ci siamo ritrovate entrambe a desiderare di restituire respiro a tutte, liberarci da catene e schemi. Sono certa che ogni passo ne porta un altro e per ora sono felice se le donne sentono, ad ogni età, di sentirsi giuste, corrette, amate e legittimate nel loro essere persone prima che donne. La strada è lunga e in ogni dove tutte le donne si impegnano per questo riconoscimento umano.

Con il calendario so di essere una goccia nell’oceano, ma pur sempre una goccia in più, capace di muovere coscienze. Mi piace pensare che come nella nostra intimità siamo corpo e spirito e quindi una parte visibile e una invisibile, così possiamo agire a diversi livelli anche nella società. Credo sia sano sentire che ognuna di noi dà il suo massimo, per questo vedo nel calendario uno strumento intimo che ognuna può usare, anche la donna che non sceglie e non si sente pronta a scendere in piazza e manifestare. Ognuna di noi può essere il seme del cambiamento, il proprio e quello di chi la circonda. Ciò che faccio e l’energia che metto si spinge tutta in questa direzione, spostare lo sguardo, smettere di additarci, ognuna con una sua storia che richiede rispetto e amore.

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