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Gesuiti.

Attualità Storia e Misteri

Gesuiti.

Attualità Storia e Misteri

Gesuiti.

«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete». Matteo 7, 15-16

Il potere per essere tale ha bisogno di essere tentacolare e capace di infiltrarsi in ogni dove: in uno Stato come il nostro non basta controllare il potere legislativo gestito dal Parlamento, il potere esecutivo del Governo o il potere giudiziario della Magistratura. Il potere con la “P” maiuscola controlla militari, giudici, forze dell’Ordine, politici, giornalisti, ecc. Chi studia i poteri forti, ossia i pochi che controllano i molti e le connessioni tra società occulte, servizi segreti, alta finanza e culti religiosi, prima o poi si troverà ad affrontare l’argomento dei grandi e sotterranei manipolatori della storia “recente”.

A cura di Riccardo Tristano Tuis


Redazione Web Macro

La parabola dei lupi travestiti da agnelli sembra essersi incarnata in una specifica organizzazione secolare nota come Societas Iesu. Nome che dice poco ai molti ma è ben più nota se ci si serve di altri nomi con cui chiamarla: Compagnia di Gesù o Ordine dei gesuiti. Nonostante il pio nome di “Compagnia di Gesù” e le vesti di “docili pecorelle in abito talare” il brutale modus operandi dei gesuiti, come quello dei loro lontani cugini Domenicani o dei più recenti figli ribelli dell’Opus Dei, è l’antitesi di ciò che ci si aspetta da chi dice di seguire Cristo.

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GESUITI

I gesuiti sono noti per il loro motto latino «Ad maiorem Dei gloriam», «per la maggior gloria di Dio», senza specificare, però, a quale “Dio” esso si stia riferendo e quale gloria ricaverebbe una presunta divinità benevola da oltre cinquecento anni di intrighi ed ecatombi dei quali i gesuiti sono stati artefici. Anche se nel corso dei secoli – grazie al loro garbo, eloquenza e all’ingegneria sociale di cui sono eccelsi maestri – hanno ripulito la loro imago, il termine “gesuita”, ancora ai nostri giorni è comunemente utilizzato come sinonimo di “falso”, “ipocrita”, “ingannevole” e “calcolatore”. Stupisce che sopravviva questa percezione storica inconscia, sebbene le nuove generazioni abbiano dimenticato il passato.

I gesuiti presi singolarmente compaiono spesso nei libri di testo, specie in veste di esploratori ed evangelizzatori, ma l’operato del loro Ordine è sempre tenuto a margine, in modo sospetto, dal momento che ha influenzato alcune delle pagine più buie della storia degli ultimi cinquecento anni. Loro, meglio di chiunque altro, rappresentano i man in black in quella “sala regia”, il teatro degli orrori in cui si è scritta la trama della storia, tinta sempre di sangue e inganni. Per non parlare poi delle eminenze grigie di tale Sala Regia: il Palazzo Apostolico, destinato a ricevere in visita ufficiale quei sovrani che avrebbero dovuto seguire le direttive dell’aristocrazia nera. Quest’ultima suggeriva i dettami papali per non incappare in scomuniche o, peggio, nel regicidio. Spesso tale castigo mortale veniva servito attraverso il “calice dei Borgia”, ossia l’assassino tramite avvelenamento del vino o del cibo destinato ai monarchi che non volevano piegarsi al potere temporale della Chiesa. I sicari erano proprio loro, i men in black della Chiesa, i gesuiti, tanto che il generale di brigata Thomas M. Harris, non a caso arriverà a dire: «La politica preferita dai gesuiti è quella dell’assassinio».

Va ricordato che Francisco Suárez, giurista, teologo e filosofo, considerato il più grande scolastico dopo San Tommaso d’Aquino, da buon gesuita con la sua dialettica non solo giustificherà l’omicidio programmato dei reggenti ostili alla Compagnia di Gesù ma sosterrà che tali atti, se compiuti in nome della fede cristiana, sono voluti da Dio stesso. Et voilà… la teologia del regicidio è servita: quando qualche re dimostrava di favorire il protestantesimo a danno del cattolicesimo o di non gradire nel proprio regno le ingerenze o i traffici commerciali (tratta degli schiavi compresa) della Compagnia di Gesù, i gesuiti erano pronti a toglierlo di mezzo direttamente o a incoraggiare altri a farlo in loro vece.

I gesuiti non si fermarono ad uccidere le teste coronate ma anche quelle pontificate. Sì, avete letto bene: se anche un papa si opponeva loro oppure non voleva più proteggerli, il papa nero gesuita e i suoi generali provinciali potevano decretarne la morte, come accadde per Clemente XIII. Allora tutto ebbe inizio con l’odio nei confronti della Societas Iesu, condiviso da molti reali e nobili, dal popolo e persino da parte del clero che vedeva nella Compagnia di Gesù un’organizzazione sovversiva antitetica al nome stesso con cui si presentava. L’imbarazzo, ma soprattutto la pressione politica esercitata sulla Chiesa, fu tale che papa Clemente XIII indisse un concistoro al fine di sciogliere l’Ordine dei gesuiti dopo che questi furono espulsi da Francia e Portogallo, perché in competizione commerciale con i due Stati e, soprattutto, rei di ordire cospirazioni ai danni dei reali. Durante tale concistoro, venne elaborata una bolla papale che si pronunciava in tal senso.

Il 2 febbraio del 1769, la notte prima della promulgazione della bolla sulla soppressione dell’Ordine, il preposito generale dei gesuiti Lorenzo Ricci, proveniente da una delle più importanti e antiche famiglie toscane, fece assassinare il papa. Clemente XIII non fu l’unico pontefice a essere assassinato per mano della stessa Chiesa e della Compagnia di Gesù. Ma chi di spada ferisce, di spada perisce e il suo successore, Clemente XIV, si troverà invero nella stessa posizione del predecessore. Le pressioni esercitate da mezza Europa lo porteranno a firmare l’ordine Dominus ac Redemptor Noster, indirizzato a sopprimere l’Ordine gesuita, mentre Ricci fu arrestato e imprigionato a Castel Sant’Angelo. La Compagnia fu costretta a entrare in clandestinità, si rifugiò persino nei Paesi non cattolici, gli stessi in cui i gesuiti stavano tramando contro la popolazione e contro i reali, rei di non sottomettersi alla Chiesa e ai loro interessi. Una parte di loro raggiunse la Russia, altri operarono in Francia appoggiando illuministi francesi quali Voltaire, Diderot e Montesquieu, tutti anticlericali e laici.

Molti gesuiti si imbarcheranno per gli Stati Uniti d’America, espandendo la rete internazionale che già li legava alla massoneria, all’alleanza delle famiglie di banchieri internazionali e alle loro società segrete. Proprio come i templari, l’Ordine dei gesuiti una volta soppresso si ripresentò in nuove vesti e compì la sua vendetta; infatti Clemente XIV morirà l’anno seguente alla promulgazione della bolla fatale alla Compagnia e, in seguito, tra le vittime ci furono anche alcuni reali, tra i quali i Borboni che diedero avvio alla caduta dell’Ordine.

 Ricordiamo che l’Ordine paramilitare dei gesuiti fu fondato dal capitano Ignazio di Loyola, un militare della bassa aristocrazia spagnola, divenuto santo nel pontificato di Gregorio XV. Ignazio, quando non era sui campi di battaglia. era dedito a donne, gioco d’azzardo e duelli. Sarebbe stato un uomo ai margini della storia se non fosse che ebbe una grande intuizione, dovuta al suo background militare: si fece notare da alcune famiglie dell’aristocrazia nera italiana e spagnola per la sua vision che presto diverrà mission, dando poi vita al primo servizio segreto ufficiale e organizzato, noto come l’Entità che farà da battistrada alla moderna intelligence.

Ancora oggi, troviamo uomini della Compagnia di Gesù ai vertici dei servizi segreti e di ogni “democrazia”, tanto che nel braccio armato della Chiesa - ovvero gli Stati Uniti d’America – i gesuiti sono rappresentati da ben cinquantaquattro loro allievi insediati al Congresso americano, mentre altri otto hanno ottenuto una carica nell’amministrazione presidenziale. Il mentore del presidente Obama, Zbigniew Brzezinski, consigliere di tutti i presidenti americani eletti negli ultimi trent’anni, è stato l’uomo di punta dei gesuiti.

In Europa le cose sono ancora peggiori, tanto che i vertici della comunità europea sono stati più volte immortalati andare in pellegrinaggio nella Santa Sede a baciare l’anello del potere del pontefice e del più discreto Pontefice con la “p” maiuscola.

Nel mio libro Gesuiti - L’Ordine militare che dirige Chiesa, Banche, Servizi Segreti e Governance Mondiale scrivo della loro grande influenza, che ha dato vita a quei servizi segreti che sono tali perché operano per l’interesse di pochi a danno di molti. Scrivo del momento in cui i gesuiti, tornati in seno alla Chiesa, grazie al ricatto e alle minacce di morte, si impossessarono delle ricchezze vaticane, dando vita ad alcune grandi banche che hanno aperto i giochi alle società d’investimenti che ora stanno fagocitando il mondo e i cui azionisti ancora una volta sono segreti.

In questo saggio parlo di importanti figure come Hitler e Napoleone, della loro relazione con la Compagnia di Gesù; getto luce sul rapporto che questa, nel suo periodo di clandestinità, ebbe nella rivoluzione francese; evidenzio il supporto dato dai Gesuiti all’illuminismo e alla scienza materialista ed atea che portò ad indebolire l’egemonia di una Chiesa in quel momento loro ostile. Scrivo inoltre di come dai collegi e università gesuite di tutto il mondo siano usciti buona parte dell’élite di allora e di ora che vestono i panni di presidenti, capi d’industria, rampolli delle più importanti famiglie dell’aristocrazia nera, generali, giudici, ecc.

Ebbene, dietro quel loro apparente ruolo di potere, ricordiamoci le parole del commediografo latino Plauto: «homo homini lupus», letteralmente «l’uomo è un lupo per un altro uomo»: celati dietro la loro ombra troviamo i veri “lupi”, ossia coloro che rivestono il potere con la “P” maiuscola.

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