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Il ciclo mestruale e i tanti modi per definirlo

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Il ciclo mestruale e i tanti modi per definirlo
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Le mestruazioni sono (ancora) un tabù. Il termine tabù deriva dal polinesiano tapua, che significa al tempo stesso mestruazione, sacro, magico e meraviglioso, terribile, spaventoso e legge. Non è raro che anche in altre lingue e culture si possa usare la stessa parola per definire tanto il misterioso quanto lo spaventoso


Barbara Monti

Le mestruazioni sono (ancora) un tabù. Il termine tabù deriva dal polinesiano tapua, che significa al tempo stesso mestruazione, sacro, magico e meraviglioso, terribile, spaventoso e legge. Non è raro che anche in altre lingue e culture si possa usare la stessa parola per definire tanto il misterioso quanto lo spaventoso, proprio per il fatto che tutto quello che non si conosce e non si riesce a spiegare da un lato evoca nella mente umana un senso di stupore e rispetto, e dall’altro una sensazione di paura.

Magica, divina…. e temuta

Il sangue appare e scompare da sé, la ferita si apre e rimargina da sola, e quando il sangue manca si creano – miracolo dei miracoli - nuove vite e persone. Prima che la scienza potesse spiegare il processo fisiologico della fecondazione, alcune culture credevano che il sangue mestruale trattenuto si condensasse fino a formare un neonato. E da lì a credere che la donna, capace di un tale potere inspiegabile ed estraneo alle capacità dell’uomo, fosse lei stessa magica e divina, e a temerne la forza, il passo è stato breve.

Il legame alle fasi lunari

Non è raro nemmeno che il termine usato per indicare la mestruazione sia legato in diverse lingue anche al concetto di regola, ordine, misura e legge. Infatti la regolarità del ciclo, crede qualche illuminato antropologo, insieme alla ciclicità altrettanto regolare delle fasi lunari, può aver gettato le basi per un concetto di misurazione prima sconosciuto.
In tedesco le mestruazioni si chiamano regel, in francesce regle, in spagnolo reglas, in latino regula; da qui derivano termini come misura, regola, regolare, regale, regalità, rex, ordine, cerimonia, legge e leadership. In latino si adoperava la parola menses, con riferimento alla cadenza mensile; dalla stessa radice derivano mentale, memoria, misura, madre, magnetico.

Ogni cultura vanta la collezione di termini

Ma le mestruazioni sono legate alla lingua anche in un altro modo: attraverso tutti quei nomi-non nomi per definirle, quando sia uomini che donne non hanno ritenuto di volerle, o poterle, nominare apertamente. Ogni cultura vanta la propria collezione di perifrasi creative per far sapere che sono in corso giorni speciali: come tutto quello che ha a che fare con il ciclo, avviene di nascosto, nell’intimità, all’interno.
Ma nessuna donna contiene una magia così grande senza lasciarne intravedere nemmeno un pochino. Se non alla luce del sole, di certo alla luce della luna.
Quindi abbiamo:

  • le mie cose”, 
  • quei giorni”, 
  • i parenti in visita”, 
  • il marchese”, 
  • la luna” , fino al più macabro 
  • mare rosso” o 
  • profondo rosso”.

Raffaella Malaguti nel suo interessante Le mie cose Bruno Mondadori, 2005) presenta una ricerca approfondita sul linguaggio mestruale e parte della sua etimologia: trova anche un poetico disfare la culla.

Esiste nel Museum of Menstruation addirittura un dizionario mondiale delle mestruazioni, dove sono raccolte espressioni tipo:

  • “arrivano gli inglesi”, 
  • l’americano “zia Martha o zia Rosie”, 
  • “il tempo della cioccolata”, 
  • l’australiano “gli imbianchini in casa”, 
  • il canadese “umore mensile”, 
  • il ceco “fenomeno delle fragole” 
  • o il finlandese “giornate del mirtillo rosso”.

Dalla Cina arriva “la piccola sorella rossa”, “il generale che bussa alla porta”, o “acque lunari”.
Per gli ungheresi “arrivano i russi”, per i francesi “sbarcano gli inglesi”, per le donne polacche “arriva la zia da Mosca”. In Giappone si usa “sieri” (logica della vita) o “cose della luna”, “prima marea o primo fiore” per il menarca.
In Nigeria è “orologio”, in Congo si è “nella luna”; nella Repubblica Sudafricana “sullo straccio”; madri e nonne portoricane chiedono alle ragazzine “ti ha già cantato il gallo?” e in India si parla del “fiore che cresce nel dio dell’amore”.
A Parigi  l’artista Marianne Rosenstiehl ha esposto quadri, foto e sculture ispirate a questi modi di dire in una mostra dal titolo The Curse.
Qualsiasi siano le parole, parliamone. E parliamone bene!

LEGGI gli altri articoli di Barbara Monti e la sua intervista assieme a Laura Brugnoli.


Barbara Monti
Da sempre appassionata viaggiatrice, amo esplorare il mondo, scoprire quello che è nascosto e conoscere diversi modi di vivere. Questo lo faccio... Leggi la biografia
Da sempre appassionata viaggiatrice, amo esplorare il mondo, scoprire quello che è nascosto e conoscere diversi modi di vivere. Questo lo faccio anche stando a casa: esplorando mondi interiori, scegliendo modi di pensare più creativi, guardando oltre le cose come appaiono e offrendo nuove prospettive sulle questioni della Vita. www.barbaramonti.it Leggi la biografia

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