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L’Italia che cambia: Andrea Degl’Innocenti gira in camper per far emergere un Paese in evoluzione

Attualità e Cospirazione

L’Italia che cambia: Andrea Degl’Innocenti gira in camper per far emergere un Paese in evoluzione

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L’Italia che cambia: Andrea Degl’Innocenti gira in camper per far emergere un Paese in evoluzione

Andrea Degl’Innocenti è stato tra i partecipanti agli incontri organizzati all’interno della Fiera del Libro della Romagna. Ha presentato il suo libro “Islanda chiama Italia” puntando soprattutto l’attenzione su quali sono stati i cambiamenti vissuti dall’Islanda dopo il rischio di bancarotta e, soprattutto, di quali cambiamenti in Italia possono essere stati, in qualche modo, ispirati da quel Paese così lontano… ma non troppo. Abbiamo approfittato dell’occasione per rivolgere alcune domande a Andrea sui suoi prossimi progetti legati al libro ma anche ad altro


Redazione Web Macro

Andrea Degl’Innocenti (nella foto) è stato tra i partecipanti agli incontri organizzati all’interno della Fiera del Libro della Romagna. Ha presentato il suo libro “Islanda chiama Italia” puntando soprattutto l’attenzione su quali sono stati i cambiamenti vissuti dall’Islanda dopo il rischio di bancarotta e, soprattutto, di quali cambiamenti in Italia possono essere stati, in qualche modo, ispirati da quel Paese così lontano… ma non troppo.
Abbiamo approfittato dell’occasione per rivolgere alcune domande a Andrea sui suoi prossimi progetti legati al libro ma anche ad altro.

Un tour per capire le tante realtà locali del cambiamento

Andrea, stai impegnandoti con un importante tour per tutta Italia. Di che si tratta?
Sarà un vero e proprio tour, tutto in camper. Si parte prima dal nord, poi al sud e, infine, al centro: si va dal 10 maggio fino al 23 giugno con una tappa al giorno. Verranno fatte presentazioni del libro “Islanda chiama Italia” ma sarò anche affiancato da un altro autore e mio collega, Daniel Tarozzi, con il quale presenteremo un progetto più ampio chiamato “Italia che cambia”. Gireremo per una quarantina di piazze d’Italia, presenteremo i nostri libri e questo progetto. L’intenzione è proprio quella di raccontare e testimoniare un’Italia che viene chiamata dall’Islanda, stimolata al cambiamento.
Ci piace parlare di un’Italia che partendo dagli stessi principi, fatti propri dall’Islanda, cerca di portare avanti localmente, ogni giorno, delle piccole rivoluzioni. Vogliamo raccontare e vogliamo anche trovare il modo di finanziare questo progetto e quindi il tour sarà anche una grande campagna di raccolta fondi.

Una raccolta fondi per il progetto

Chi volesse essere coinvolto e partecipare a questo progetto, come può farlo?
Sul sito www.italiachecambia.org ci sono tutte le informazioni, sia sul tour che su quello che è il progetto nel suo complesso. Chiunque voglia informarsi, nel sito trova tutte le informazioni necessarie.

Dopo il libro, stai anche pensando di ritornare in Islanda, magari per capire cosa è successo nel frattempo?
Sì, e lo farò utilizzando una forma diversa. Vorrei, infatti, realizzare un documentario, così da arrivare anche a chi ama informarsi in modo visivo su certi argomenti, non solo leggendo. L’idea è di tornare in Islanda a settembre, e questa volta mi affiancherà Davide Scalisi, un documentarista di Milano.
Anche in questo caso stiamo cercando di trovare i fondi necessari e nel caso qualcuno fosse interessato sul blog Islanda chiama Italia ci sono tutte le informazioni.

L'importanza delle piccole realtà di "fare rete"

Ritornando proprio a “Islanda chiama Italia”, la tua esperienza è stata quella di vivere un mese e mezzo in quel paese, circa un paio di anni fa. Nel frattempo hai potuto notare quali sono effettivamente i punti di contatto tra la realtà di quel paese e l’Italia, soprattutto per le fasi di cambiamento?
Sono più di quanti potessi immaginare. Se andiamo a vedere, in particolare, nelle piccole realtà territoriali, c’è molto fermento, ci sono molte occasioni di cambiamento, che partano dal basso. E lo si nota da tanti punti di vista: da quello economico con le monete complementari, da quello culturale, da quello politico con una partecipazione diffusa. Resta la difficoltà di fare poi “sistema”: queste piccole realtà devono trovare la quadratura del centro, riuscire magari a mettersi insieme, in rete. E questo è anche un po’ l’obiettivo del nostro progetto di “Italia che Cambia”.

Sei quindi fiducioso che il cambiamento sia in corso?
Sta cambiando qualcosa ovunque. Senza grandi proclami, senza grosse manifestazioni in piazza; è un’Italia silenziosa quella che cambia, però è un’Italia che cambia proprio nel modo di vivere, nel modo di fare, di lavorare, nelle economie. È un’Italia che c’è ma che, per adesso, è quasi invisibile ai più, a chi non la va a cercare, perché poi di fatto i media tradizionali non ne parlano. È un’Italia che secondo molti non esiste ma in realtà c’è e cerca di emergere con i pochi mezzi che ha a disposizione ma che si rafforza giorno per giorno.


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