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Riflessioni sulla decrescita e la sua percezione sociale

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Riflessioni sulla decrescita e la sua percezione sociale

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Riflessioni sulla decrescita e la sua percezione sociale

Andrea Degl’Innocenti di Italia che Cambia - e autore Macro del libro Islanda Chiama Italia - ci spiega in questo bellissimo articolo cos'è la decrescita, cos'è cambiato negli ultimi anni e la percezione che l'Italia ha di questa corrente.


Italia Che Cambia

Fino a due o tre anni fa, chiunque provasse a parlare di decrescita si trovava in breve circondato da espressioni perplesse. “Che roba è questa?”, “di cosa starà mai parlando?”,
“sarà mica un prodotto per snellire il girovita?”.

Oggi la situazione è radicalmente cambiata: quando si pronuncia la parola “decrescita” si scorgerà subito un cambiamento sui volti dei presenti. Qualcuno si illuminerà, altri si rabbuieranno, altri ancora faranno espressioni scettiche, ma quasi nessuno resterà lì a guardarsi attorno con l’aria di chi non ha mai sentito pronunciare quel termine in precedenza.

Nel corso di questi ultimi anni infatti la critica al modello socio-economico della crescita infinita e la proposta delle alternative (come la decrescita appunto) ha fatto passi da gigante.

Tuttavia il fatto che in molti abbiano sentito parlare della decrescita non significa per forza che sappiano di cosa si tratta. Anzi, è vero il contrario: la maggior parte delle persone ha solo una vaga idea, molto spesso sbagliata, del suo significato.

 

Cos'è la decrescita: significato

Faccio un inciso, giusto per essere sicuri che ci intendiamo sull’oggetto del discutere. La decrescita è una teoria che mette in discussione il paradigma della crescita infinita fine a sé stessa. Il Pil infatti, principale strumento di misura della crescita, è un indicatore solo ed esclusivamente quantitativo e al suo interno finiscono cose che di certo non rendono la nostra vita migliore: il mercato delle armi, gli sprechi, i consumi sfrenati, il gioco d’azzardo.

  • Se ci ammaliamo di più e consumiamo più farmaci il Pil cresce;
  • se sprechiamo acqua o energia il Pil cresce;
  • se i nostri prodotti sono scadenti e si rompono più spesso, costringendoci ad acquistarne sempre di nuovi, il Pil cresce.

Maurizio Pallante e la Decrescita Felice: il benessere al posto del PIL

Ciononostante la crescita del Pil è l’obiettivo numero uno di qualsiasi governo. L’obiettivo di un paese non potrebbe (dovrebbe?) essere quello di avere una popolazione il più felice possibile? E magari preservare le proprie risorse naturali e i beni comuni come l’acqua, l’aria, il suolo invece di inquinarli e sprecarli?

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Bene, questo è il succo della decrescita, fine dell’inciso esplicativo.

Ora provate a fare questo esperimento sociale. Chiedete a dieci amici cosa ne pensano della decrescita. Probabilmente alcuni di loro (molti?) vi diranno che non vogliono tornare all’età della pietra e altre amenità del genere.

Lasciate passare un po’ di tempo, poi chiedete agli stessi dieci amici se pensano che sia giusto utilizzare come unico indicatore del benessere una roba al cui interno finiscono, armi, sprechi e malattie. O se invece non preferirebbero che a crescere fossero soltanto gli aspetti che contribuiscono davvero alla felicità e realizzazione dell’essere umano (come l’arte, la cultura, l’educazione) e calassero gli elementi inutili o dannosi (e il Pil facesse un po’ quello che gli pare perché non sarebbe più importante). Probabilmente tutti o quasi vi direbbero che la seconda opzione è decisamente più allettante.

Bene, ora con un sorriso beffardo potete svelargli che - ebbene sì! - anche loro sono sostenitori della decrescita.

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Cosa dimostra questo esperimento? Da un lato che la decrescita è finita al centro del dibattito e come sempre accade in questi casi il suo nome è stato in alle volte strumentalizzato e associato a immagini e sensazioni negative. Dall’altro che il succo del discorso è ormai comunemente accettato e in pochi sono ancora convinti che la crescita fine a se stessa sia un obiettivo allettante da perseguire.

amore per la terra

Movimento per la Decrescita Felice

Nell’ultimo periodo ho avuto personalmente più volte la sensazione che davvero sempre più persone si stiano avvicinando per vie traverse alle idee della decrescita, spesso senza chiamarla così. Ad esempio quando sono stato all’incontro sull’Economia della felicità a Firenze, a cui hanno partecipato più di mille persone. Oppure quando con Italia che Cambia abbiamo seguito i ragazzi e le ragazze del Movimento per la Decrescita Felice nel loro Bike tour nel sud Italia.

Insomma, la religione della crescita fine a se stessa sembra aver svelato i propri limiti fisiologici e l’immaginario, per dirla con Latouche, si sta “decolonizzando”. Qualche anno fa Kenneth Boulding affermò che: 

“chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un pazzo, oppure un economista”.

Sono abbastanza convinto che anche i pazzi ormai l’abbiano capito, mancano solo gli economisti.

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Articolo scritto da Andrea Degl’Innocenti di Italia che Cambia e autore del libro Islanda Chiama Italia - Storia di un paese che è uscito dalla crisi rifiutando il debito.


Italia che Cambia
Italia che Cambia è una testata giornalistica registrata. Ogni giorno informa sui mondi delle economie alternative, del sociale,... Leggi la biografia
Italia che Cambia è una testata giornalistica registrata. Ogni giorno informa sui mondi delle economie alternative, del sociale, dell’ecosostenibilità, dei diritti.Italia che cambia nasce per raccontare, mappare e mettere in rete le esperienze virtuose che già esistono sul territorio italiano e per facilitare le sinergie sia a livello... Leggi la biografia

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