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EUROSCHIAVI - La Banca d'Italia - La grande frode del debito pubblico - I segreti del Signoraggio - Chi si arricchisce davvero con le nostre Tasse



di Marco Della Luna e Antonio Miclavez


CARO CITTADINO EUROPEO, SAPEVI CHE...?

- Il debito pubblico è fasullo e le tasse che paghi a causa di esso sono illegali e incostituzionali.

- Banca d'Italia S. p. A, autorizzata a creare in modo autonomo denaro dal nulla senza garanzie auree o di altro tipo, è dal 1948 di proprietà privata.

- I suoi azionisti (detti 'partecipanti') sono le altre banche e assicurazioni private. Il debito pubblico dello Stato, quindi dei cittadini, nasce nei loro confronti.

- La Banca d'Italia (analogamente alla Banca Centrale Europea) usa un artificio contabile più o meno espressamente legalizzato per camuffare i propri utili, non pagare le tasse su essi dovuti e per non darli allo Stato, come dovrebbe per statuto.

- La Banca d'Italia dovrebbe, per statuto, vigilare sulla correttezza delle altre banche; ma essa stessa è di proprietà di banche private, le quali nominano il suo governatore e i suoi direttori; quindi questi dovrebbero sorvegliare chi li nomina - cosa del tutto improbabile.

- Le tasse vanno in gran parte a pagare il debito pubblico e gli interessi su di esso, quindi finiscono in tasca ai proprietari privati della Banca d'Italia e della Banca Centrale Europea, e non per spese di interesse collettivo.

- Per arricchirli, il debito pubblico viene continuamente fatto crescere e ciò non solo in Italia e non solo di recente.

- L'organizzazione a monte di questo sistema di potere bancario è internazionale: in quasi tutti gli altri Paesi, infatti, la situazione è simile a quella italiana.

- Tale sistema, di cui i mass media si guardano bene dal parlare (come pure i sindacalisti, i parlamentari, i ministri, i presidenti) ha prodotto nel tempo, e ancor oggi sempre più produce, un enorme e sistematico trasferimento di beni e di ricchezze dalle tasche dei cittadini a quelle dei banchieri, ma anche un trasferimento del potere politico dalle istituzioni democratiche alle mani dei banchieri sovranazionali.

- Il vero potere politico ed economico, a livello mondiale e nazionale, sta in questi meccanismi, ignoti a tutti o quasi; essendo sconosciuti, essi sono ancor più efficaci..

- Il Trattato di Maastricht, l'Euro, la Banca Centrale Europea, sono strumenti di completamento di questo trasferimento.

- La corrente mancanza di denaro, la crisi economica, i fallimenti e le privatizzazioni sono p.i.l.otati da loro attraverso governi a sovranità limitata, e vanno a loro vantaggio.

- La soluzione efficace è ben nota ed è stata ripetutamente proposta: restituire al popolo, quindi allo Stato, la funzione sovrana dell'emissione del denaro, in modo che non si debba più indebitare.

- Il risultato sarebbe: tasse quasi eliminate, denaro a costo zero per lo stato e la Pubblica Amministrazione, economia fiorente; potere politico democratico anziché in mano alle banche.

- Ovviamente, gli unici danneggiati da questa riforma sarebbero i banchieri.

- E' anche stata proposta una soluzione parziale: la moneta complementare, sull'esempio di migliaia di realtà nel mondo.

- Sono state proposte e talora attuate, nella storia, anche soluzioni globali, e hanno funzionato: l'emissione di denaro da parte dello Stato, direttamente e sovranamente, senza l'inutile intermediario di una banca centrale di emissione.

- Se quanto sopra ti lascia un poco perplesso, continua a leggere, e tutto ti apparirà chiaro...

- Come è nato questo libro e di che cosa tratta

I
Sono un medico e un imprenditore. Come medico, mi sono dovuto scontrare contro abusi, menzogne e sprechi del sistema farmaceutico. Come imprenditore, ho dovuto fare i conti con due istituzioni che assurdamente distruggono il lavoro e la prosperità: il fisco da una parte, e dall'altra il sistema bancario integrato col governo del Pasese. A un certo punto ho incominciato a capire il rapporto tra i due.

Quando vidi in televisione l'"incidente" del Pentagono, dove ufficialmente un aereo di linea si era abbattuto contro uno dei più importanti centri dell'Intelligence mondiale ma stranamente senza lasciare pezzi d'ala, di carlinga, ruote o altro sul luogo dell'impatto (bizzarria che poi ha fatto il paio con la storia delle armi irachene di distruzione di massa, gabellata a mezzo mondo per giustificare la guerra all'Iraq), capii che era ora di buttare via il televisore e dedicarmi alla lettura di fonti di conoscenza più interessanti e soprattutto meno mendaci. Da sempre ricercatore del vero, mi imbattei così, nelle mie letture serali, nel problema ECONOMIA. Mai l'avevo capita, pur avendo seguito alcuni corsi per imprenditori, avendo uno studio medico ed una piccola azienda di prodotti naturopatici. Entrambe queste mie attività erano nate con debiti contratti con la banca, e da quando ho iniziato a lavorare continuo a faticare per far quadrare i bilanci. Col tempo incominciai a sospettare che le banche non facessero molto per aiutare il commercio, e approfondendo l'argomento ho capito che le banche, come sono gestite oggi, assieme alle organizzazioni che le hanno messe in piedi, sono il nemico principale dell'imprenditore. Non perché gli siano ostili, ma perché hanno l'interesse e i mezzi per saccheggiarlo e fagocitarlo. E lo fanno. Ora posso dire che, come medico, mi sono dovuto scontrare contro abusi, menzogne e sprechi del sistema farmaceutico, ma come imprenditore, ho dovuto fare i conti con due istituzioni che assurdamente distruggono il lavoro e la prosperità: il fisco e il debito pubblico da una parte, e dall'altra il sistema bancario integrato col governo del Paese. A un certo punto ho incominciato a capire il rapporto tra i due.


Andai poi ad un congresso organizzato da Sebastiano Scròfina a Roma sull'argomento Signoraggio, e conobbi Marco Della Luna, avvocato e saggista, studioso di psicologia della manipolazione, coautore di questo libro. Conobbi anche Savino Frigiola e lessi i suoi scritti. Mi iscrissi al Forum sovranitamonetaria@yahoogroups.com, e dallo scambio di opinioni su quel forum, nonché dalla lettura di libri di economia più o meno "eretici", è nato il materiale di questo libro, certo incompleto e scritto non per avvocati ed economisti, ma per un pubblico generale, seppure colto e attento. Gli orizzonti che esso apre e i misteri che svela sono, ve lo prometto, non pochi; e, soprattutto, quanto in esso esposto è completamente reale e riportato nella letteratura scientifica disponibile anche in Internet anche se non divulgata nelle università.

Ora mi sembra che tutti possano capire la chiave del sistema di potere finanziario, che in realtà è il potere tout court, e spero che, grazie a questo libro, diventi chiara anche a voi.

Antonio Miclavez

II
Questo libro nasce dall'aspirazione degli autori e di altri studiosi e ricercatori europei, britannici e nordamericani, a render noto al maggior numero possibile di persone come funziona, in che mani è e dove porta l'attuale sistema di potere che governa l'Europa, l'America e praticamente il mondo intero nell'era della globalizzazione, al di là delle proclamazioni di una democrazia tanto sbandierata ed esportata (vuoi con le buone, vuoi con le cattive) quanto lontana dalla realtà.

Questo sistema di potere, che si regge, in ultima analisi, sul fatto che la gente non lo conosce, si rivela come insostenibile e generatore di squilibri, miseria, conflitti e sofferenze di ogni tipo. Nelle leggi e nelle costituzioni dei vari Paesi, e dell'Italia in particolare, vi sono strumenti validi per raddrizzare le cose. Però le cose non verranno raddrizzate, se prima non si diffonderà la conoscenza.

Infatti, anche tra i magistrati, tra gli uomini attivi nella politica, nel sindacato, nell'economia, quasi nessuno è al corrente della realtà descritta in questo saggio. Una realtà peraltro piuttosto conosciuta e discussa tra gli studiosi di scienza delle finanze, almeno dagli anni '30 dello scorso secolo, ma già intuita da grandi pensatori e statisti del passato, come Thomas Jefferson, Andrew Jackson e Abraham Lincoln, che invano cercarono di porvi rimedio.

Veniamo al nostro quotidiano. L'inventario è desolante. Il 25% del bilancio dello Stato va a pagare gli interessi passivi sul debito pubblico, che ammonta a circa il 106% del prodotto interno lordo, ed è in aumento a causa dell'aumento del deficit del bilancio, salito a oltre il 4% nel 2005. Metà del nostro reddito è assorbita dal pagamento di tasse e contributi vari. Quanto rimane è poco, e non basta a comperare abbastanza per sostenere la produzione di beni e servizi. Il denaro scarseggia. E le imprese, i negozi, le botteghe, gli uffici falliscono, chiudono e licenziano. Siamo in recessione.

L'accesso al credito - in termini ragionevoli di interesse, stabilità, trattamento corretto - si restringe e viene riservato ad una cerchia imprenditori privilegiati perché amici dei politici o partecipati dalle stesse banche che li finanziano. Gli altri devono subire condizioni usurarie e revoche improvvise degli affidamenti, ordini subitanei di rientri.

A misura che le imprese si indebitano sempre di più verso il sistema bancario, le banche diventano determinanti e dominanti come finanziatrici e/o soci di maggioranza nella vita delle imprese stesse, e sempre più estesamente assumono quote azionarie di esse per non farle fallire, in violazione del principio che gli istituti di credito non dovrebbero svolgere attività industriale. Questa violazione è stata autorizzata per legge nel 1994.

I risparmiatori vengono, per contro, sistematicamente 'tosati' da banche, borse, fondi di investimento, anche attraverso operazioni chiaramente montate, come quella Parmalat o quella Cirio; le istituzioni di garanzia intervengono sempre in ritardo. E le indagini giudiziarie arrivano, di solito, a una serie di punti morti.

Col potere di acquisto di un Euro che si attesta intorno a quello delle vecchie mille Lire, anziché duemila, molti lavoratori dipendenti non guadagnano abbastanza per sbarcare il lunario con la famiglia; eppure, essi costano troppo nella concorrenza con l'industria dei Paesi emergenti e sono a rischio di licenziamento.

Lo Stato e le pubbliche amministrazioni, sempre a corto di fondi nonostante le enormi tasse che incamerano, da un lato forniscono sempre meno assistenza ai cittadini o se la fanno pagare sempre più cara; dall'altro, non forniscono infrastrutture moderne né servizi efficienti né una valida attività di ricerca scientifico-tecnologica, sicché il Paese è in costante declino, perde mercati e competitività - è ormai ultimo in Europa - e il capitale estero investe sempre meno. Ma è anche il Paese in cui la gente spera di meno nel futuro e mette al mondo meno figli.

Insomma, il debito pubblico, le tasse, i contributi previdenziali, i debiti verso le banche, sono i fattori che più condizionano, affliggono e avvelenano la nostra esistenza, sia come individui che come collettività; e che tolgono l'avvenire a noi e ai nostri figli. Non solo in Italia, non solo in Europa.

Assai curiosamente, tutto questo sistema di cose si è formato attraverso una precisa serie di violazioni di norme costituzionali e delle leggi ordinarie, nonché su confusioni e mistificazioni economiche, e in ultima analisi sul fatto che quasi nessuno capisce o conosce i meccanismi e gli interessi retrostanti. Certamente, di essi non parlano i mass media, se non raramente, indirettamente e di sfuggita.

Se la legge e la Costituzione fossero applicate dal governo e, su richiesta dei cittadini, dai giudici -se riuscissimo a fargliele applicare, e qui vi diciamo come si potrebbe provarci- ebbene, non solo il debito pubblico si ridurrebbe drasticamente, ma lo Stato si ritroverebbe a credito verso il sistema bancario e con capacità di intervento costruttivo e propulsivo per l'economia e il benessere sociale. Inoltre, lo Stato si ritroverebbe libero da padroni esterni, con la possibilità, quindi, di diventare democratico - come ora sicuramente non è.

In questo libro, troverete la spiegazione sia economica che giuridica di quanto sopra. Troverete, in particolare, il testo di un atto di citazione (gli atti di citazione sono quelli con cui si inizia una causa civile portando una questione davanti al giudice), il quale indica le norme ordinarie e costituzionali violate da questo sistema di cose, e che si possono invocare per mettere i giudici nella condizione di potere e dovere prendere posizione e, magari, dimostrare di essere veramente indipendenti e veramente disposti a tutelare la legalità.

Vi sono anche proposte di riforma di questo disastroso sistema finanziario e monetario, proposte di riforme monetarie, elaborate da validi economisti di tutto il mondo, in una tradizione che inizia, credo, col grande presidente Thomas Jefferson, ed è stata continuata da presidenti come Abraham Lincoln, James A. Garfield e John F. Kennedy - questi ultimi, come altri, non per nulla morti assassinati. Infatti, vi è anche chi, in questo marasma economico-finanziario e sociale, si arricchisce a dismisura non solo in termini economici, ma anche in termini politici, acquisendo un potere determinante, un vero e proprio predominio, sui governi e sui parlamenti.

Marco Della Luna

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La questione della proprietà della moneta al momento della sua emissione

La Banca Centrale emette denaro per un valore, supponiamo, di mille miliardi di Euro. Quel valore, quei mille miliardi, di chi sono? A chi appartiene la moneta, il valore del denaro, nel momento in cui viene emessa dalla Banca Centrale? Alla Banca Centrale stessa, che quindi ha diritto di farsela pagare dallo Stato? O allo Stato, al popolo, che quindi non dovrebbe pagare né il denaro né gli interessi alla Banca Centrale quando ha bisogno di denaro? Si tratta di una questione fondamentale, perché dalla risposta che essa riceve, dipende essenzialmente l'indebitamento dello Stato. Il fatto che l'esercizio del potere monetario attraverso la Banca Centrale è uno strumento di potere dei banchieri sullo Stato, trova conferma in come le istituzioni statali sono impegnate a equivocare e a mentire in tutte le sedi, anche parlamentari, per coprire il fatto che la Banca d'Italia cede a caro prezzo denaro che a essa niente costa e a cui non è essa a dare il valore, ossia il potere di acquisto. Il potere di acquisto, come abbiamo visto, glielo conferisce il mercato, la gente, attraverso la domanda di denaro. La Banca Centrale non ha "prodotto" il valore del denaro, eppure si comporta come se fosse proprietaria del medesimo denaro, in quanto lo cede allo Stato (e alle banche commerciali) in cambio di titoli di Stato e controinteressate. Questo fatto è paradossale. È come se il tipografo, incaricato dagli amministratori della società calcistica organizzatrice di una partita di stampare 30.000 biglietti di ingresso per le partite del campionato, col prezzo di € 20 stampato su ogni biglietto, chiedesse come compenso per il suo lavoro di stampa € 600.000, in base al fatto che i biglietti che ha prodotto "valgono" € 20 cadauno. È vero che essi "valgono" € 20 caduno, ma che essi abbiano un valore non dipende dal tipografo, bensì dall'associazione sportiva che ha formato la squadra, procurato il campo da gioco e organizzato la partita, sostenendo i relativi costi e producendo la domanda di quei biglietti, senza la quali questi niente varrebbero. Gli amministratori della società sportiva lo sanno bene, ma il tipografo in parte li ricatta e in parte li lusinga perché promette loro che, se gli pagheranno l'ingiusto compenso richiesto, egli darà loro un lauto regalo e i fondi per farsi rieleggere alle prossime elezioni del consiglio di amministrazione. Altrimenti, finanzierà altri candidati e una campagna di stampa contro i consiglieri onesti. Il potere bancario si comporta come quel tipografo, e i governanti si comportano come i consiglieri ricattati e lusingati dell'associazione sportiva, riconoscendo alla Banca Centrale la proprietà o titolarità del valore del denaro che emette, stampato o scritturale che sia, e in cambio di esso indebitano ingiustamente e illogicamente proprio il popolo, che è il soggetto che, col suo lavoro e con la sua domanda, ossia col mercato, conferisce valore al denaro. Per questa ragione, oltre che in base al principio costituzionale della sovranità popolare, al momento in cui viene emesso, il denaro, il suo valore, dovrebbe logicamente essere ed essere trattato come proprietà del popolo e, per esso, dello Stato. Assolutamente lo Stato non dovrebbe indebitare se stesso e il popolo verso una Banca Centrale, pubblica o privata che sia, per ottenere denaro. Al contrario, ciò è proprio quanto succede incessantemente. Ma vi è di peggio: la Banca Centrale, cioè i suoi azionisti, oltre ad appropriarsi, a danno dello Stato, del valore del denaro che essa emette, nei suoi propri conti segna questo valore non all'attivo ma al passivo, simulando un debito ed evitando, così, di pagare le tasse su quello che è un puro incremento di capitale e che, come tale, dovrebbe essere interamente tassato. L'ovvio ragionamento che abbiamo testé svolto è stato già sottoposto al Parlamento, attraverso interrogazioni parlamentari, nel 1994 e nel 1995. Entrambe le risposte elusero il problema, affermando che la Banca Centrale (allora, cioè, la Banca d'Italia) non sarebbe proprietaria dei valori monetari, ossia del valore del denaro emesso, perché il denaro emesso costituirebbe sempre un passivo, un debito; e che, perciò, giustamente la Banca d'Italia lo iscriveva come posta passiva nel proprio bilancio. Come i membri competenti dei due governi interessati non potevano ignorare, queste risposte sono del tutto contrarie alla verità. Innanzitutto, la risposta fornita è contraddetta dal comportamento dei governi medesimi - di tutti i governi. Infatti, se i governi fossero coerenti con l'affermazione che il denaro, il valore monetario, non appartiene alla Banca emittente, perché lo Stato continua a dare qualcosa (i titoli del debito pubblico) in cambio di Lire o Euro? E se il denaro emesso costituisse una passività, un debito, perché mai lo Stato dovrebbe comperarlo pagandolo con titoli del debito pubblico, che costituiscono un credito per chi li riceve? Si è mai visto che qualcuno paghi un altro per farsi cedere un debito? Ma le risposte del governo sono anche false giuridicamente, perché il denaro non è affatto un debito per la Banca che lo emette. Se fosse un debito, dovrebbe poter essere incassato dal portatore presso la Banca medesima, mediante conversione in oro, e il portatore della banconota aveva il diritto di farsela cambiare in oro dalla Banca Centrale che l'aveva emessa, come avveniva una volta, fino al 1929 circa, quando il denaro era convertibile in oro. Anche in tempi successivi al 1929, molte banconote portavano la scritta "Pagabile a vista al portatore". Ma pagabile in che cosa, dato che esse non erano convertibili in oro? In realtà, quei biglietti non erano pagabili in alcun modo e quella scritta era una menzogna per ingannare il pubblico e fargli credere che i biglietti di banca fossero convertibili in qualcosa avente valore proprio o che la banca si fosse indebitata per emetterli, il che è falso (mentre era vero in un ormai lontano passato). Del resto, è naturale che nessun governo potrebbe permettersi di dare risposte veridiche a simili questioni, perché ammetterebbe che la sua vera funzione è defraudare i cittadini e gli elettori per arricchire un'élite finanziaria che detiene il vero potere. Ma quanto sopra costituisce solo la punta dell'iceberg. Perché il grosso, circa l'85%, del denaro esistente e circolante al mondo, non è denaro vero, emesso da Banche Centrali, ma denaro creditizio, ossia aperture di credito e disponibilità di spesa create dal nulla dalle banche commerciali, le quali, attraverso questa creazione continua di nuovo denaro creditizio, si impossessano di quote crescenti del potere d'acquisto complessivo della popolazione mondiale. Di ciò si parlerà più diffusamente in seguito in tema di signoraggio secondario o creditizio.